Il santo del mese – San Giovanni Crisostomo
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Il santo del mese - San Giovanni Crisostomo
Vescovo, Dottore della Chiesa - (13 Settembre)
tratto dalla collana I Santi nella Storia
Il soprannome Crisostomo, "Bocca d’oro", è un esuberante omaggio dei posteri alla sua eloquenza. Lui in vita è noto come Giovanni d'Antiochia, in Siria, dov'è nato e ha studiato per seguire la carriera del padre, funzionario imperiale. Ma dopo i diciotto anni s’immerge nello studio della Bibbia: prima in comunità e poi per lunghi anni in solitudine. Sembra votato alla vita eremitica. Ma il suo vescovo, che lo ordina sacerdote nel 386, gli affida la predicazione: quella è la sua strada, armato di sapienza biblica. Spiegata da lui, infatti, la Scrittura arriva al credente come messaggio personale di stimolo, ammonimento, guida. O come pugno nello stomaco, perché lui va sempre giù deciso contro ipocrisie e corruzione, specie nel clero. E diventa popolarissimo. A volte basta la sua parola per placare tumulti.
Ma si fa pure nemici potenti. La situazione si riproduce più in grande quando Giovanni nel 398 è consacrato patriarca di Costantinopoli, capitale orientale dell’Impero. Qui predica e agisce. Parla dei primi cristiani che ignoravano «gelide parole come tuo, mio». Entusiasma i ceti popolari e il clero più integro col pronto aiuto ai poveri, con gli ammonimenti all'alto clero per i suoi vizi, e con la durezza contro gli abusi di preti e monaci (è stato duro anche nell'abbattere molti templi pagani: un’asprezza che sconcerta e amareggia, pur tenendo presente il vivo ricordo, allora, di tante persecuzioni anticristiane). Lo seguono ammirati molti vescovi. Ma altri gli sono avversi, ottengono l’appoggio della corte e quest’alleanza è fatale a Giovanni. Per iniziativa di un’assemblea di vescovi, prontamente accolta dalla corte, nel 403 Giovanni viene deposto, esiliato, poi richiamato in fretta per evitare una rivolta, infine per sempre espulso nell'estate del 404; e il clero a lui fedele è spodestato e perseguitato.
Lui non si ribella. Pensa solamente all'unità cristiana, e invita i fedeli a obbedire al suo successore legittimamente eletto: «Davanti a lui chinate il capo (…) la Chiesa non può restare senza vescovo». Dal confino di Cuscusa, in Armenia, continua a predicare con le lettere: incoraggia, stimola i perseguitati, suggerisce iniziative, rimprovera chi è lento a scrivergli. Questo esule governa ancora molti cristiani, e vescovi, e Chiese. L’esilio rafforza la sua autorità. Si decide perciò di mandarlo più lontano ancora: sulle rive del Mar Nero. Risulterà vano anche un intervento del vescovo di Roma, papa Innocenzo I, in suo favore. Il viaggio di trasferimento dura più di tre mesi e le marce forzate stroncano Giovanni, che non arriverà mai al nuovo esilio. Muore il 14 settembre 407 in una cappella rurale, mormorando: «Gloria a Dio in tutte le cose».