Giovedì 1° Aprile, la santa messa nella Cena del Signore
di Redazione Sito · 1 Aprile 2021
Giovedì 1° Aprile, la santa messa nella Cena del Signore
«Nella notte dell'Ultima Cena, sedendo a mensa con i suoi fratelli, (...) si diede in cibo agli apostoli con le proprie mani» (dall'inno Pange Lingua)
Nella serata di oggi, giovedì 1° aprile, la nostra comunità si è ritrovata in chiesa, riunita come duemila anni fa gli apostoli attorno al Maestro, per partecipare alla santa messa nella "Cena del Signore", celebrando la santa Eucaristia, memoriale della nostra redenzione e Pasqua sacramentale del Signore, il vero Agnello venuto dal cielo e immolato per nostra la salvezza. Per il secondo anno consecutivo la celebrazione, presieduta dal nostro parroco don Mauro Tramelli, è stato un po' diversa da quella consueta (niente rito della lavanda dei piedi, per più che comprensibili ragioni di opportunità e prudenza), ma vissuta in un clima di grande partecipazione e raccoglimento, grazie anche ai canti eseguiti dal Coro "Perfetta Letizia" che ne hanno sottolineato i momenti salienti.
È il Giovedì Santo, giorno in cui termina la Quaresima ed inizia il triduo Pasquale: sul far della notte Gesù è a Gerusalemme in casa di un fedele discepolo e qui celebra con i discepoli l'ultima banchetto Pasquale. "Mentre cenavano... Gesù si alza, si toglie il mantello, si cinge di un asciugatoio e si china davanti ad ogni discepolo per lavare loro i piedi" (Gv 13, 2-15).
Con questo gesto Gesù sottolinea la necessità di amarsi e servirsi gli uni gli altri e mostra che il potere ( il maestro) implica responsabilità e cura dei bisogni degli altri. Sant'Ambrogio così si esprime rispondendo all'amore di Gesù "O mio Signore Gesù, lasciami lavare i tuoi sacri piedi, te li sei sporcati da quando cammini nella mia anima.. Dove prenderò l'acqua per lavarti i piedi? Bagnerò i tuoi piedi con le mie lacrime perché io sia purificato". Il gesto stupefacente di Gesù testimonia l'Amore assoluto che Lui ha per noi.
Poi prese posto a tavola e gli apostoli con Lui; prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo" Questo è il mio Corpo che è dato per voi: fate questo in memoria di Me. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo : questo calice è la Nuova Alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi" (Luca 22,14-18).
Con queste parole Gesù istituiva l'Eucarestia per donare la sua presenza in mezzo a noi, dando il suo Corpo e il suo Sangue come cibo e bevanda per la nostra anima. Così dunque durante l'offertorio il Sacerdote offre il pane e il vino a Dio e questi per opera dello Spirito Santo diventano realmente Corpo e Sangue di Cristo, il Corpo e Il Sangue che Gesù ha offerto per noi sulla Croce. Non è un simbolo, ma effettivamente Corpo e Sangue di Cristo, anche se di composizione fisica e forma diversa. "Gesù Cristo si fece nostro servo fino alla morte di Croce, per noi vincitore e vittima, vincitore perché vittima, sacerdote e sacrificio, in tanto sacerdote in quanto sacrificio: ci ha fatti da servi, Figli, fattosi Egli figlio, schiavo per noi" (Sant'Agostino: Confessioni 10,43).
Dunque la missione di Cristo si comprende alla luce del dono e del servizio, non del potere e del dominio: non è il Messia trionfale sognato dagli Ebrei, ma il servo che dona la vita ai fratelli, pronto a compiere un gesto che un israelita non avrebbe imposto neppure al suo schiavo, lavare i piedi ad un'altra persona. Egli motiva così il suo gesto: "Se dunque Io, il Signore e il Maestro vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi a vicenda. Vi ho dato infatti un esempio affinché voi facciate come ho fatto io" ( Gv 13, 14-15).
Gesù sottolinea così l'amore vicendevole che dobbiamo avere con i fratelli che è spiegato con il perdono vicendevole. È questo un mistero di carità e di umiltà che si ottiene solo con la Sua Grazia. Cristo con il gesto della lavanda dei piedi e del dono di Sé attraverso il pane ed il vino, istituisce la Chiesa ed il Sacerdozio: "Fate questo in memoria di me" ( Lc 22,19).
Anche noi oggi possiamo lasciarci lavare i piedi da Gesù e sperimentare il suo grande Amore, se viviamo in Lui, se accogliamo Gesù nella nostra vita, nell'esercizio di una carità fatta di azioni concrete e di una sempre più intensa preghiera personale, oggi più che mai importante, per colmare il vuoto liturgico di questo tempo.