Dal Congo a Pontenure, qualche domanda al seminarista Robert
di Redazione Sito ·
Dal Congo a Pontenure, qualche domanda al seminarista Robert
Già da qualche tempo nella nostra Parrocchia è arrivato un secondo seminarista, che si è aggiunto a Gianni Calandriello, originario della provincia di Salerno. Si chiama Robert Bila Ngalula: anche se ha imparato quasi a tempo di record l'italiano, Robert parla con grande naturalezza il francese e non è certo un caso... infatti è arrivato a Piacenza dal cuore profondo dell'Africa equatoriale, dalla Repubblica Democratica del Congo. Noto fino al 1997 col nome di Zaire, il Congo è uno dei Paesi africani più vasti e popolosi. Ex colonia del Belgio, molti sanguinosi conflitti ne hanno frenato lo sviluppo, che sarebbe possibile anche per la grande ricchezza di risorse naturali e minerarie. Il territorio è coperto in buona parte dalla foresta pluviale e ruota attorno al fiume Congo ed i suoi affluenti; nella parte orientale del paese vi sono imponenti massicci montuosi che culminano negli oltre 5.000 metri del Ruwenzori. Tornando al nostro Robert, anche lui, al pari di Gianni, ha iniziato lo scorso anno il suo percorso di studi presso il Collegio Alberoni, ma nel fine settimana svolge servizio di collaborazione pastorale qui da noi a Pontenure, mettendo a frutto i suoi numerosi talenti. Ringraziamo il simpatico Robert per aver accettato con grande disponibilità ed entusiasmo di rispondere a qualche nostra domanda, un modo per aiutarci a conoscerlo meglio e per capire così come è maturata la sua vocazione. Buona lettura, per chi vorrà!
D: Buongiorno Robert, sappiamo che sei originario dell’Africa "profonda", e vieni dalla Repubblica Democratica del Congo. Quanto è stato difficile per te affrontare un cambiamento simile di abitudini, modi di fare e stili di vita?
R: Sì, non posso nascondere che adattarmi non è stato semplice, soprattutto per la lingua. Mi sono ricordato di questa frase di Nelson Mandela che diceva: "Senza linguaggio, è impossibile per noi parlare agli altri e di capirli, è impossibile di condividere con loro le loro speranza e aspirazioni, capire la loro storia, apprezzare la loro poesia e gustare alla bellezza delle loro musica". Certo, avevo tanto da dire! Ma in che modo dirlo? Piano piano ho imparato la lingua italiana e oggi mi trovo proprio a casa mia e mi sono già abituato anche con gli altri seminaristi.
D: Dai, raccontaci qualcosa in più su di te… squadra del cuore? Piatto preferito? Segno zodiacale? Coltivi qualche hobby, nel tempo libero dallo studio?
R: Il Real Madrid è la squadra del mio cuore, lo tifo da morire. Il mio piatto preferito è il riso bianco perché è un piatto tradizionale della mia famiglia. Si mangia ogni giorno riso bianco a casa. Aggiungerei la pizza e la pasta che sono dei patti buonissimi e speciali che ho trovato qui da voi, in Italia. Sono tantissimi piatti, però mi fermo qua. Nel tempo libero, accompagnavo i genitori a coltivare i campi per la semina. Oltre questo, mi piace passare po' di tempo con gli amici a parlare, guardare il calcio e anche giocarlo, leggere, seguire la tv e anche viaggiare.
D: Due libri che hai sul comodino? (non solo appoggiati eh, ma che stai leggendo!)
R: Due libri che sono sempre sul mio comodino e che leggo spesso sono: La via crucis del nostro Signore e Salvatore di Romano Guardini, e Con Gesù nel deserto di Rene Voillaume.
D: Cosa puoi raccontarci del tuo cammino di preparazione che ti condurrà a diventare prima diacono e poi sacerdote? A che punto del percorso sei giunto?
R: Di tanti che maturano le loro scelte, la mia è nata spontaneamente. Mi ricordo che dopo gli studi superiori, un giorno mio padre chiese se volessi continuare gli studi, gli ho detto che volevo diventare medico e il giorno dopo siamo andati a iscrivermi all’Università della mia città, facoltà della medicina umana. Ero davvero molto contento. 15 giorni prima dell’inizio degli studi, una domenica, ero a messa e ho sentito il parroco che dava la notizia dicendo che aveva bisogno dei ragazzi da mandare in seminario. Direttamente ho sentito la voglia di andare in seminario e tutto è cambiato da lì. Mi sono presentato davanti al parroco come candidato per il seminario.
D: Una domanda forse un po' scontata ma che ci pare d’obbligo… come è nata dentro di te la scelta di entrare in seminario?
R: Prima di venire all'Alberoni, avevo già frequentato l’anno propedeutico al Seminario San Carlo Borromeo di Kabinda per un anno e il Seminario maggiore philosophicum San Paolo VI di Kabinda per tre anni e mi ero baccalaureato in filosofia. Dunque qua in Italia, potevo iniziare direttamente dalla teologia, ma visto che avevo difficoltà della lingua italiana, ho rifatto un anno di filosofia imparando anche la lingua. Penso di iniziare a settembre il primo anno di teologia.
D: Come ti trovi a Piacenza e in particolare nella nostra comunità? Quali aspetti della vita parrocchiale ti hanno colpito maggiormente?
R: A Piacenza sto benissimo (oltre il cambiamento delle stagioni, troppo freddo in inverno e troppo caldo in estate) in particolare a Pontenure che è proprio casa mia, dove entro e esco come voglio senza nessun problema. Vi ringrazio per l'accoglienza. Gli aspetti parrocchiali che mi hanno colpito molto sono la liturgia vivace e l'impegno dei ragazzi ai diversi gruppi e attività della parrocchia.
D: Ti abbiamo visto in queste ultime domeniche cantare spesso in chiesa e suonare il nostro organo, insieme all’altro seminarista, Gianni. Da dove viene questa passione per la buona musica e il canto?
R: Dio ci ha dato tutto e sta a noi di sviluppare e metterci al suo servizio e al servizio del prossimo. Cantare è veramente una passione per me e se non canto mi sento male. L'ho ereditato dai miei genitori che mi portavano al coro a fare le prove già da quando avevo 5-6 anni. Invece suonare l'organo l'ho fatto quando avevo 17 anni perché nella mia parrocchia mancava l’organista. Grazie a Dio per questi doni preziosi.
D: Per qualche giorno hai partecipato al Centro Estivo della nostra Parrocchia. Ti è piaciuta questa esperienza, a stretto contatto con i bambini e i ragazzi? Cosa ti hanno trasmesso?
R: Al centro estivo, se non avessi avuto altri impegni in Collegio mi sarebbe piaciuto partecipare ogni giorno, ma purtroppo non ho potuto! Per i giorni che ho partecipato, ho imparato tanto dagli altri ragazzi. Mi costringo di dettagliare ma mi riassumo in questa frase che raccoglie tutto quello che ho imparato "stare insieme come in una famiglia e conoscersi in profondità".
D: C’è per caso un passo delle Scritture che ti piace ricordare spesso, anche nella preghiera personale? Cosa ti trasmette?
R: Certamente!! Un passo che mi piace ricordare spesso è quello del Vangelo di Luca (1, 37), relativo all'Annunciazione: "nulla è impossibile a Dio". Questo passo mi trasmette il coraggio di avere fiducia e fede in Dio, anche quando niente va bene. Lui vede al di là della mia immaginazione. Quando i miei pensieri sono al termine, quelli di Dio iniziano. Niente è impossibile a Dio, bisogna avere fede e fiducia in Lui.
D: Come hanno reagito la tua famiglia e i tuoi amici quando hai preso la decisione di entrare in seminario? Come ti trovi al Collegio Alberoni? Cosa ti ha spinto a coltivare la tua vocazione così lontano dalla tua terra natia?
R: Come ho già spiegato in precedenza non avevo mai avuto la sensazione di diventare prete e quando ho avuto quella voglia, sono andato a dare la notizia alla famiglia. Nessuno mi credeva e come conseguenza nessuno aveva accettato. Essendo ancora il figlio maggiore della famiglia era veramente difficile, ma piano piano ho convinto tutti e mi hanno dato il permesso di andarmene. All'Alberoni mi trovo benissimo in una ambiente sereno. La proposta di proseguire questo camino lontano dalla mia terra natia mi è stata fatta dal Vescovo. Non potevo dirgli no. Gli ho detto "Eccomi Signore, mandami dove vuoi".
D: Lo hai sicuramente già in mente - come buona parte dei sacerdoti - (lo sappiamo!): quale sarà il tuo motto quando diventerai Papa?
R: Uao!!! Il motto!!! No, non ci ho ancora pensato, però vi prometto che se divento papa, verrò a celebrare la mia azione di grazie con voi qua a Pontenure. (questa è una promessa importante!, saresti il primo! ndr)
D: Di pure quello che desideri ai lettori del nostro sito parrocchiale che avranno senz’altro letto con molto interesse questa nostra chiacchierata, desiderosi di conoscerti meglio.
R: L'unità è la nostra forza. Teniamoci mano per mano per camminare insieme fino a dove ci vuole portare Dio.
D: Quanto è stata importante per la tua terra l'opera di evangelizzazione attuata dai missionari? Hai avuto qualche esperienza che ci puoi raccontare?
R: Personalmente non ho vissuto con i missionari, non ero ancora nato alla loro epoca, quando operavano nel mio paese, ma ho sentito parlare di loro. L'importanza dell'opera di evangelizzazione dei missionari nella mia terra è fino ad oggi osservabile: sono loro che ci hanno portato la Bibbia, come ci hanno aiutato in tantissime altre cose.
a cura di Luca T.