Il mercoledì delle Ceneri nelle omelie dei Sommi Pontefici
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Il mercoledì delle Ceneri nelle omelie dei Sommi Pontefici
Quest'oggi, mercoledì 22 febbraio, con il giorno delle Ceneri ha inizio la Santa Quaresima: ecco il tempo propizio, ecco i giorni della penitenza per la remissione dei peccati e la salvezza delle anime, per celebrare, rinnovati nel cuore e nell'animo, la Pasqua di Risurrezione. Per comprendere meglio il senso del rito dell'imposizione delle ceneri, presentiamo di seguito una selezione di frasi sull’inizio della Quaresima tratte dalle omelie dei Sommi Pontefici, da papa Francesco a San Paolo VI.
- Come segno della volontà di lasciarci riconciliare con Dio, oltre alle lacrime che saranno “nel segreto”, in pubblico compiremo il gesto dell’imposizione delle ceneri sul capo. Il celebrante pronuncia queste parole: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai», oppure ripete l’esortazione di Gesù: «Convertitevi e credete al Vangelo». Entrambe le formule costituiscono un richiamo alla verità dell’esistenza umana: siamo creature limitate, peccatori sempre bisognosi di penitenza e di conversione. (Papa Francesco)
- La Quaresima è stata istituita nella Chiesa come tempo di preparazione alla Pasqua, e dunque tutto il senso di questo periodo di quaranta giorni prende luce dal mistero pasquale verso il quale è orientato… La Quaresima è un cammino verso Gesù Risorto, è un periodo di penitenza, anche di mortificazione, ma non fine a sé stesso, bensì finalizzato a farci risorgere con Cristo, a rinnovare la nostra identità battesimale, cioè a rinascere nuovamente “dall’alto”, dall’amore di Dio (cfr Gv 3,3). (Papa Francesco)
- Gesto proprio ed esclusivo del primo giorno della Quaresima, è l’imposizione delle Ceneri. Qual è il suo più pregnante significato? Non si tratta certo di mero ritualismo, ma di qualcosa di assai profondo, che tocca il nostro cuore. Esso ci fa comprendere l’attualità dell’ammonimento del profeta Gioele, ammonimento che conserva anche per noi la sua salutare validità: ai gesti esteriori deve sempre corrispondere la sincerità dell’animo e la coerenza delle opere. (Benedetto XVI)
- Il Mercoledì delle Ceneri viene considerato la “porta” della Quaresima. In effetti, l’odierna liturgia e i gesti che la contrassegnano formano un insieme che anticipa in modo sintetico la fisionomia stessa dell’intero periodo quaresimale. Nella sua tradizione, la Chiesa non si limita a offrirci la tematica liturgica e spirituale dell’itinerario quaresimale, ma ci indica pure gli strumenti ascetici e pratici per percorrerlo fruttuosamente. (Benedetto XVI)
- Da sempre la Chiesa indica alcuni utili mezzi per camminare su questa via. E’ anzitutto l’umile e docile adesione al volere di Dio accompagnata da incessante preghiera; sono le forme penitenziali tipiche della tradizione cristiana, come l'astinenza, il digiuno, la mortificazione e la rinuncia anche a beni di per sé legittimi; sono i gesti concreti di accoglienza nei confronti del prossimo, che l’odierna pagina del Vangelo evoca con la parola “elemosina”. Tutto questo viene riproposto con maggiore intensità durante il periodo quaresimale, che rappresenta, al riguardo, un “tempo forte” di allenamento spirituale e di generoso servizio ai fratelli. (San Giovanni Paolo II)
- «Crea in me, o Dio, un cuore puro… non privarmi del tuo santo spirito». Sentiremo echeggiare quest’invocazione nel nostro cuore, mentre tra poco ci accosteremo all’altare del Signore per ricevere, secondo un’antichissima tradizione, le Ceneri sul capo. Si tratta di un gesto ricco di richiami spirituali, un segno importante di conversione e di interiore rinnovamento. È un rito liturgico semplice, se considerato in se stesso, ma quanto mai profondo per il contenuto penitenziale che esprime: con esso la Chiesa ricorda all’uomo credente e peccatore la sua fragilità di fronte al male e, soprattutto, la sua totale dipendenza dall’infinita maestà di Dio. (San Giovanni Paolo II)
- L’imposizione delle ceneri reca con sé un significato così chiaro e aperto, che ogni commento si rivela superfluo: essa ci induce a una riflessione realistica sulla precarietà della nostra condizione umana, votata allo scacco della morte, la quale riduce in cenere, appunto, questo nostro corpo, sulla cui vitalità, salute, forza, bellezza, intraprendenza tanti progetti ogni giorno noi costruiamo. Il rito liturgico ci richiama con energica franchezza a questo dato oggettivo: non c’è nulla di definitivo e di stabile quaggiù; il tempo fugge via inesorabile e come un fiume veloce sospinge senza sosta noi e le cose nostre verso la foce misteriosa della morte. (San Paolo VI)