San Biagio, la gola e una benedizione sempre gradita
di Redazione Sito ·
di Luca T. – 06 Febbraio 2024
Anche quest’anno la nostra Parrocchia ha celebrato con la dovuta solennità la festa di San Biagio di Sebaste, la cui memoria ricorre per la Chiesa il 3 febbraio, subito dopo la Candelora. Sia alla messa del mattino che alla messa (prefestiva) del pomeriggio la nostra chiesa si presentava gremita di fedeli, accorsi in gran numero per ricevere il suggestivo tocco alla gola con le candele che dovrebbe preservare dai disturbi della cavità orale e pensandoci bene, perché no, anche da certe avidità e vizi, della gola e della lingua.
Antichissimo è questo rito di benedizione un tempo effettuato con l’olio Santo, che si collega a una tradizione secondo cui il vescovo Biagio avrebbe prodigiosamente strappato alla morte un bambino al quale era rimasta conficcata una spina o lisca di pesce nella gola. Secondo questo suggestivo racconto, San Biagio tracciò un segno di croce sulla gola del fanciullo, invocando l’aiuto divino, oppure gli fece ingoiare una mollica di pane benedetto. Da questo evento miracoloso nacque e prese sviluppo la tradizione dei panini che abbiamo gustato in questi giorni, un invito – come ha detto il nostro parroco don Mauro Tramelli – a condividere assieme il Pane della Parola, il Pane dell’Eucarestia e il Pane della Carità, cioè il nutrimento fondamentale di tutti i credenti in Cristo.
Al termine delle celebrazioni eucaristiche, presso un banchetto collocato in fondo alla chiesa, alcune gentilissime signore hanno proposto ai fedeli i sempre caratteristici “ciupein ad San Bias”, confezionati da un gruppo di parrocchiane che mettendo a disposizione un po’ del loro tempo e molta buona volontà hanno realizzato quel dolce e friabile “biscotto” che – dopo la debita benedizione – ha tutte le carte in regola per diventare a sua volta “taumaturgico”.
Grande è ancora oggi la devozione che circonda la figura di San Biagio, alla cui potente intercessione in molti ancora si rivolgono con grande fede. Molto poco si sa di lui in realtà: originario dell’Asia minore, l’odierna Turchia, visse tra il terzo e il quarto secolo. Da giovane studiò filosofia e intraprese la professione di medico. Convertitosi al Cristianesimo, divenne vescovo della città di Sebaste. Molti sono i miracoli a lui attribuiti e grandi le sue virtù, che lo fecero conoscere all’ammirazione del popolo. Anche se già nel 313 l’editto di Milano aveva concesso la libertà di culto ai cristiani, Biagio cadde vittima durante l’ultima persecuzione promossa in Oriente dal crudele imperatore Licinio. Arrestato da uno zelante funzionario imperiale, fu tradotto in carcere da dove continuava a elargire grazie e miracoli. Sottoposto a blandizie, minacce e torture, queste non furono capaci di piegare il suo animo coraggioso, che gli valse alla fine il martirio e la corona di gloria imperitura. Dalla vita esemplare di questo Santo, vissuto molti secoli fa, ancora oggi si continua a perpetuare nel tempo il suo insegnamento: non cedere alle lusinghe del mondo, fino a fare dono di sé attraverso il martirio.