A Trieste la democrazia al centro della Settimana sociale dei Cattolici italiani
di Redazione Sito ·
di Luciano Casolini – 08 Luglio 2024
Mercoledì 3 luglio 2024, a Trieste, il presidente della CEI cardinal Matteo Zuppi ha aperto, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, la cinquantesima edizione della Settimana sociale dei cattolici dal titolo “Al cuore della democrazia”.
Nella sua lectio magistralis introduttiva il presidente Mattarella ha affermato con forza che «Battersi affinché non vi possano essere analfabeti di democrazia è una causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti».
Un evento importante per la Chiesa italiana che vuole porre l’accento sulla dottrina sociale in un contesto storico e sociale nel quale è imprescindibile la presenza e l’impegno di coloro che credono nel Cristo Salvatore.
Un impegno che va di pari passo con l’evangelizzazione e la missionarità cui tutti i battezzati sono chiamati da Gesù e che non può esimersi dal coltivare lo sviluppo positivo della società civile per mezzo dei valori cristiani che vanno nella direzione della giustizia sociale, della pace, della dignità umana, del mantenimento della democrazia e della libertà.
A tutto ciò, i cattolici, trovano sussidio nelle encicliche, che a cominciare dalla Rerum Novarum di papa Leone XIII, la Quadrigesimo Anno di Pio XI, la Populorum Progressio di Paolo VI, la Centesimus Anno di Giovanni Paolo II, hanno fornito elementi forti affinché la democrazia sia del popolo e per il popolo, la giustizia sia genitrice di pace, il lavoro abbia la giusta dignità e sicurezza, la proprietà sia equa e rispettosa del bene comune, le risorse siano a portata di tutti e per tutti, il welfare sia rispettoso delle fragilità umane.
Ma a ciò non deve mancare il marchio dell’ impegno nella vita sociale dei cattolici come anche Papa Pio XII già nel suo radiomessaggio della vigilia di Natale del 1942 disse: «Non lamento, ma azione è il precetto dell’ora; non lamento su ciò che è o che fu, ma ricostruzione di ciò che sorgerà e deve sorgere a bene della società». Pio XII, ha detto Zuppi, «incitò i laureati cattolici a passare all’azione sul piano culturale, traducendo l’insegnamento della Chiesa in un linguaggio moderno e comprensibile a tutti».
O come ben fu rimarcato da, tra gli altri, da Sergio Paronetto, Ludovico Montini, Aldo Moro, Giorgio La Pira, Paolo Emilio Taviani, Pasquale Saraceno, Ezio Vanoni, Giuseppe Capograssi con il documento del Codice di Camaldoli del 1943 sul fondamento spirituale della vita sociale.
In esso, che sarà proficua sorgente per la nostra Costituzione, vengono elaborati i principi per mezzo dei quali i cattolici devono essere protagonisti nella ricostruire lo Stato, la famiglia, l’educazione, il lavoro, le attività produttive e le relazioni internazionali. Secondo San Tommaso d’Aquino l’uomo è di natura razionale, ha un’anima che lo rende capace di autogovernarsi e di avere una autocoscienza e quindi la libertà. Pertanto è un essere sociale e quindi vive in una organizzazione di rapporti e servizi tra le persone e per le persone.
Con tali e importanti esempi è auspicabile che i cattolici lavorino e operino con forza sui valori che i santi, i papi e tanti insigni uomini di buona volontà hanno elaborato sulle fondamenta della fede nel Cristo risorto e tramandato per il Bene di tutti.