Alla scoperta dei Miracoli eucaristici: Alatri (1228)
di Redazione Sito ·
di Luciano Casolini – 25 Luglio 2024
Continua il viaggio alla scoperta di alcuni dei numerosi miracoli eucaristici avvenuti nel nostro Paese. Questo quarto episodio della nostra rubrica è dedicato al miracolo avvenuto nel 1228 ad Alatri (Frosinone). Clicca qui per recuperare le puntate precedenti.
4. Il Miracolo eucaristico di Alatri (1228)
Siamo nel 1228, nel periodo storico che abbiamo già illustrato scrivendo nei precedenti giovedì a riguardo dei miracoli eucaristici di cui abbiamo parlato.
Tredici anni prima, papa Innocenzo III aveva convocato e presieduto il Concilio Lateranense IV, che per il numero e la rilevanza delle decisioni, sia di carattere dogmatico che disciplinare, che vi vennero prese è da considerare uno dei più importanti della storia della Chiesa.
Infatti, tra le altre decisioni conciliari, fu confermato che la fede cattolica è fondata sulla Santisisma Trinità, furono condannate e valutate eretiche le tesi dei catari e dei valdesi, fu introdotta per la prima volta, come definizione del mistero eucaristico, il termine transustanziazione.
Con tale enunciato si indica la conversione, al momento della Consacrazione, della sostanza del pane e del vino, nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo, rimanendo invariato l’aspetto esteriore delle specie.
Pertanto è in quell’anno che avviene ad Alatri, libero comune del frusinate, il miracolo Eucaristico di cui oggi abbiamo il piacere di scrivere.
Accadde che una giovane ragazza, avendo avuto una delusione amorosa, si rivolgesse a una fattucchiera per ottenere un filtro amoroso che potesse farle riavere il suo amato. La maga senza scrupoli chiese alla donna che lei stessa le portasse, per prepare un filtro di indiscussa efficacia, un’ Ostia consacrata.
Così la donna, recatasi a messa, si comunicò e, con un sotterfugio, riuscì a portare, avvolta in un fazzoletto, nella propria abitazione la Sacra Ostia e la depose nella madia del pane.
Nei tre giorni successivi, la donna fu combattuta se portare a termine l’atto sacrilego, poi, si decise e, aprendo la madia, trovò che l’Ostia bianca era diventata vera carne viva ! In preda al panico, la giovane si precipitò dal parroco, confessando il suo terribile misfatto.
L’Ostia fu prelevata e consegnata al vescovo diocesano Giovanni V, che si recò dal papa Gregorio IX, il quale, con la bolla Fraternitas tuae del 13 marzo 1228, confermò il santo miracolo, interpretato come segno della divina volontà contro le eresie circa la presenza reale del Cristo nella Eucaristia.
Da allora la Sacra Ostia è conservata, e ancora oggi si può adorare, tra due batuffoli di ovatta e posta in forma di una pallottolina di colore scuro in un tubicino di vetro dell’altezza di quattro cm, a sua volta chiuso in un ostensorio-reliquiario collocata in un ampia nicchia dell’altare dedicato all’Ostia divenuta carne, in una cappella del transetto destro della concattedrale di San Paolo in Alatri.
Sul suddetto reliquiario, nel fusto, è incisa la frase “Il Verbo si fece carne e abitò in mezzo a noi“. Questo versetto, tratto dal capitolo primo del vangelo di San Giovanni, in modo chiaro e inequivocabile, riafferma, che Dio dimora tra noi, come noi, si ferma con noi, cammina e condivide con noi, si china su noi.
E, come nel caso del miracolo di Alatri, difronte alle offese, al vilipendio, all’ oltraggio, secondo la sua volontà, si manifesta, non per apparire, ma per diventare e condividere la Sua carne con noi. Segno indelebile e indefettibile dello sconfinato amore di Dio.