Dilexi Te, la prima esortazione apostolica di Papa Leone XIV
di Redazione Sito ·
di Luciano Casolini – 28 Ottobre 2025

Già leggendo il titolo della prima esortazione apostolica di papa Leone XIV, promulgata il 4 ottobre, festa di San Francesco, “Dilexi Te”, ossia “Ti ho amato” si ha la sensazione che l’argomento trattato ci lascerà pochi dubbi.
E subito il pensiero, per la somiglianza del verbo di cui al titolo, non può non correre all’ultima enciclica “Dilexit nos” di papa Francesco sull’amore divino e umano del Cuore di Cristo, della quale papa Leone va a raccogliere il testimone e ne continua lil magistero.
Papa Leone ci fa dono di un’opera il cui titolo non può non rassicurare ogni persona la quale, pur nelle fragilità, nelle incongruenze, nelle povertà esistenziali, guardando a Gesù Redentore, si sente rivolgere le Sue parole rassicuranti: “Ti ho amato fin dal inizio dei tempi, per quello che sei, nonostante le tue contraddizioni, e in virtù di tutto questo, Io il Creatore del cielo e della terra, ho dato la Mia Vita per te“.
Dio ha premura e compassione per tutti, ma proprio tutti i Suoi figli, e chiede a ognuno di adoperarsi sulla scia di ciò che Gesù insegnò agli Apostoli, come ben riportato al capitolo 25,35 del vangelo di Matteo, laddove ogni opera verso un fratello che versa nell’ indigenza è fatta direttamente al Cristo.
È qui che papa Leone elenca le molteplici forme di povertà: “quella di chi non ha mezzi di sostentamento materiale, la povertà di chi è emarginato socialmente e non ha strumenti per dare voce alla propria dignità e alle proprie capacità, la povertà morale e spirituale, la povertà culturale, quella di chi si trova in una condizione di debolezza, fragilità personale e sociale, la povertà di chi non ha diritti, non ha spazio, non ha libertà“.
Tutto ciò alimenta un divario sempre maggiore tra pochi che ostentano e vivono nel superfluo e nell’opulenza e molti che conducono una vita al limite e al disotto della dignità umana. Tutto ciò giustificato, paradossalmente, da criteri e regole di mercato economico, gestite da un’élite, che cura esclusivamente i propri interessi e il proprio arricchimento spropositato accaparrandosi i beni necessari per la stragrande rimanente parte della popolazione. Ma un Dio incarnatosi in condizioni di estrema povertà, non può non avere a cuore le condizioni nelle quali versano moltitudini dei Suoi figli.
La Chiesa, sposa del Cristo povero, non può non essere povera, e papa Leone cita il desiderio del suo predecessore Francesco: “Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!“, come ad affermare che il legame tra fede di ognuno e i poveri è inseparabile.
A tal propsito il Santo Padre cita sant’Agostino che in suo sermone affermava “la vera comunione ecclesiale si esprime anche nella comunione dei beni“, e ancora “il povero non è solo una persona da aiutare, ma la presenza sacramentale del Signore”. E san Giovanni Maria Vianney che, gaudente nell’esercitare il suo sostegno per i poveri, affermava : “Il mio segreto è molto semplice: dare tutto senza conservare niente“. Il suo “si”, gioioso e fiducioso alla volontà divina, sorretto da costante preghiera e da spiccato spirito penitenziale, si traduceva in lui in una carità attenta alle necessità spirituali e materiali del prossimo, soprattutto dei più poveri.
Il cammino che dobbiamo percorrere ci deve condurre a comprendere che i poveri sono il luogo teologico dove Dio si manifesta e il roveto ardente e inconsumabile da cui Egli ci parla, a rendirci liberi riguardo al denaro e a tutte le false ricchezze, affinché impariamo a condividere con coloro che sono nel bisogno. Il Signore ci chiama a conseguire il privilegio di farci prossimo, come Lui stesso ci ha insegnato, per tutti coloro che faticano a vivere.
La dottrina sociale e il magistero della Chiesa, di cui questa esortazione ne segue il solco già tracciato, non mancano di esortare i governanti e i responsabili dell’economia e della finanza del mondo a sforzarsi di trovare modalità e condizioni che garantiscano a ciascun popolo i mezzi necessari per vivere in modo dignitoso, per risolvere il problema della crisi e della fame, per vincere l’analfabetismo e diffondere la cultura, per dare a tutti gli uomini una adeguata e moderna assistenza sanitaria. A ogni credente è richiesto un contributo personale, conducendo uno stile di vita sobrio, aprendo gli occhi e il cuore per contribuire alla promozione umana e ai bisogni di ogni fratello.
L’amore preferenziale di Gesù Cristo è particolarmente vicino al cuore dei poveri: “L’amore cristiano – si legge nell’esortazione apostolica – supera ogni barriera, avvicina i lontani, accomuna gli estranei, rende familiari i nemici, valica abissi umanamente insuperabili, entra nelle pieghe più nascoste della società”.

