La storia della nostra Chiesa

Il testo e le fotografie che presentiamo di seguito sono tratte dal libro Pontenure e il suo territorio

La nostra chiesa in una immagine dei primi anni del Novecento, prima dei lavori di rifacimento della facciata effettuati dall'arciprete mons. Cardinali (1910-1952).

La nostra chiesa in una immagine dei primi anni del Novecento, prima dei lavori di rifacimento della facciata effettuati dall’arciprete mons. Cardinali (1910-1952).

La chiesa di San Pietro Apostolo

La Chiesa di Pontenure, dedicata a San Pietro Apostolo, si trova sul lato destro della Via Emilia e dista dalla città circa 10 chilometri. La data di costruzione della Chiesa non è certa ma è certo antichissima, e si presuppone sia anteriore all’anno Mille, in quanto già nei primi decenni del XII secolo era sede di Arcipretura e aveva un Capitolo. Lo si deduce da un avvenimento di una certa rilevanza nella storia della Pieve di Pontenure: la contesa tra l’Arciprete Giovanni, eletto dal Vescovo Arduino, e i canonici di San Pietro di Pontenure che non intendevano accettarne l’elezione; il Cardinale Azzone, legato di Papa Innocenzo II, pronunciò una sentenza in favore dell’Arciprete nel 1138. Comunque la Chiesa in stile romanico, a croce latina, nel corso dei secoli subì diversi mutamenti che ne cancellarono le caratteristiche originarie. I suoi muri esterni, allo stato primitivo, erano costruiti con materiale vecchio ed embrici antichi.

Lo storico Ettore De Giovanni ci informa che fino all’anno 1770 circa la nostra Chiesa aveva travature di legno ed era a forma di cuore, senza volto, a tre navate, con alcune cappelle irregolari. Le due cappelle del Crocifisso, ora del Sacro Cuore, e della Beata Vergine erano appoggiate ai muri del transetto dove, al presente, sono le porte che immettono alle sacrestie. Chi trasformò veramente la Chiesa fu l’economo Serafino Inzani nella seconda metà del 1700, ai tempi dell’Arciprete Fiorenzo Politi, che veniva spesso sostituito in toto essendo sofferente di malattie nervose.

L’Inzani fece riquadrare i pilastri che prima erano rotondi, «fece fare tutto il cornicione all’interno poi, senza rimuovere il tetto, fece costruire il volto a tutta la chiesa e innalzare nel bel mezzo la cupola». Nel transetto di sinistra si trova una lapide che risale al 1778 a ricordo della sua opera, definita poi dall’arciprete Gioacchino Cella un «delitto artistico» perché aveva cancellato le caratteristiche dello stile romanico, sovrapponendovi forme neoclassiche. Tutto il lavoro di restauro costò complessivamente lire 12.258,156.

Si ha notizia che anticamente il Comune donava alla Chiesa una determinata quantità di cera in occasione delle festività della Pasqua e del Patrono. Da documenti conservati presso l’archivio parrocchiale di Pontenure si apprende che sotto il pavimento della chiesa vi erano delle sepolture: i sacerdoti venivano deposti presso il santuario, mentre i bambini verso l’uscita.

La Chiesa divenne di cinque navate aventi la forma di nave capovolta nell’anno 1873 per opera dell’arciprete Cella, del quale resta una epigrafe sulla parete di sinistra in fondo alla Chiesa. La Chiesa ha al suo interno 16 colonne, alte 4 metri ciascuna; la sua ampiezza complessiva è di 650 mq. Verso la fine del XVIII secolo per opera dell’Arciprete don Benedetto Moris era stato innalzato, vicino alla terza colonna di destra della navata centrale, un pulpito in legno che venne poi tolto nel 1952. L’altare maggiore, di marmo rosso di Verona, e l’altare della Madonna del Rosario sono in stile barocco. Quest’ultimo, acquistato dall’allora Arciprete monsignor Giuseppe Cardinali, si trovava nel Duomo di Piacenza ed era l’altare dell’Eucarestia. Di monsignor Cardinali ricordiamo alcune sue opere relative alla Chiesa: la decorazione dell’interno da parte del pittore Umberto Giunti e il rifacimento della facciata della chiesa affidato all’architetto Corrado Capezzuoli. Quest’ultimo lavoro comportò la chiusura delle finestre semicircolari sovrastanti le porte laterali e l’apertura di un finestrone centrale più ampio, operazione quest’ultima che fu resa possibile dal trasporto dell’organo alle spalle del coro e della rimozione della cantoria.

Una veduta interna della chiesa risalente ai primi anni del Novecento. Collezione Fabrizio Giorgi.

Gli interventi attuati da monsignor Silvio Losini, arciprete di Pontenure dal 1952 al 1977, hanno avuto una notevole rilevanza. Dotò la Chiesa di un nuovo impianto di riscaldamento e di amplificazione e installò l’orologio del campanile. Nel 1962 eliminò i due confessionali incassati lungo le pareti delle navate esterne realizzati dal Cella e fece ripristinare al di sopra di essi due finestre semicircolari che in precedenza erano state rimpicciolite e riquadrate. L’altare maggiore nel 1967 venne retrocesso al fondo del presbiterio, sopraelevato di tre gradini in modo da attirare l’attenzione, in primis, al tabernacolo contenente il Santissimo Sacramento. Il pavimento del presbiterio venne ribassato di 15 cm., nonostante ciò rimase sopraelevato rispetto al resto della pavimentazione. In quella occasione furono rinvenuti degli antichi pavimenti che sporgevano alquanto in avanti verso il popolo: uno dei due frontali era diritto, il secondo sagomato. Nella medesima occasione si trovò pure il fondamento dell’antico altare e dietro un piccolo sacrario. Nel 1972 monsignor Losini acquistò il nuovo altare maggiore in marmo “rosa del Portogallo”, recante scolpito un particolare della moltiplicazione dei pani e dei pesci ispirato al famoso dipinto del pittore Bartolomé Esteban Murillo, vissuto nel XVII secolo.

Un'immagine della Chiesa nella prima metà del Novecento. Sulla piazza davanti alla chiesa sono visibili le scuole elementari.

Un’immagine della Chiesa nella prima metà del Novecento. Sulla piazza davanti alla chiesa sono visibili le vecchie scuole elementari del capoluogo che furono demolite negli anni Sessanta del secolo scorso.

Oltre queste opere riguardanti la Chiesa vera e propria, don Losini realizzò importantissime strutture attorno ad essa: l’Oratorio, il quale ospitò nei primi anni la Scuola Media del paese, prima della costruzione dell’apposita sede, il Cinema parrocchiale, la palestra, l’appartamento per il curato e il bocciodromo coperto. All’Arciprete don Silvio Losini subentrarono nel 1977 nella gestione della Parrocchia don Giovanni Vincini e don Paolo Buscarini.

Il primo intervento della nuova amministrazione risale al 1981, allorché a causa delle cattive condizioni statiche della copertura e delle continue invasioni umide che danneggiavano le pitture delle volte, vista anche l’incerta utilità degli interventi di periodica manutenzione, si giunse alla decisione di un suo completo rifacimento; fu anche stabilito di rinnovare totalmente gli intonaci esterni della chiesa e della canonica. È dello stesso anno 1981 la comunicazione della Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici dell’Emilia Romagna dell’inclusione della fabbrica di Pontenure nel novero dei monumenti di interesse storico ed artistico ed in quanto tale tutelato ai sensi della legge n.1089 del 1939 e n.44 del 1975.

Una vecchia cartolina in cui è possibile vedere come si presentava la facciata della Chiesa prima dei lavori compiuti da mons. Cardinali. Sopra il portone centrale un affresco raffigurante il patrono, oggi scomparso.

Come si è già capito, la chiesa di Pontenure è dedicata a San Pietro Apostolo, ed è interessante notare che tante altre chiese sono dedicate allo stesso santo, come la prima chiesa sulla via Emilia giungendo da Milano a Piacenza e la chiesa di Cadeo, anch’essa posta sulla via Emilia. Ciò porta a condividere l’ipotesi avanzata da alcuni, tra cui i compilatori del “Progetto di conservazione della chiesa di San Pietro Apostolo“, che questi edifici sacri svolgessero una funzione segnalatoria nei confronti dei pellegrini che nei secoli passati provenivano dal nord e si dirigevano appunto verso la cattedrale di San Pietro a Roma.

Davanti alla chiesa, dove è ora situata la piazza del paese, si trovava il cimitero. Esso era chiuso da due parti dal muro, da una parte dalla siepe e dalla quarta da un fosso. Rimaneva aperto soltanto nei giorni festivi e la chiave era custodita dal campanaro. In esso trovarono sepoltura gli abitanti di Pontenure fino all’età napoleonica, quando venne vietata la costruzione del cimitero in luoghi abitati o davanti alla chiesa come era di consuetudine. Nel 1817 venne pertanto disposta la costruzione di un nuovo cimitero fuori dal borgo, nella zona attualmente occupata dal parco Raggio, nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria, che ospitò i defunti del nostro paese fino al 1890 circa, quando venne a causa dell’espansione del paese non venne costruito l’attuale al di là della ferrovia, in località La Favorita, sfruttando un campo quadrato di proprietà del Beneficio parrocchiale.

Una processione dei primi anni del Novecento lungo la Via Emilia e la piazza antistante la Chiesa.

La Chiesa di Pontenure conserva alcuni pregevoli dipinti. Sopra all’altare dell’Eucarestia vi è un dipinto raffigurante San Pietro, protettore della parrocchia, risalente alla fine del 1700. Di maggiore pregio artistico sono i due dipinti su tela che si trovano sul transetto di destra e di sinistra: uno, attribuito allo Schedoni, rappresenta la Sacra Famiglia con accanto San Giovanni; l’altro, d’autore ignoto, è costituito da una grande tela che rappresenta personaggi vari: in un grande tempio recano omaggi alla Vergine che sostiene col braccio sinistro il Bambino, San Paolo eremita vestito di stuoia, Sant’Antonio abate, San Isidoro contadino e Sant’Apollonia. Sul campanello del bastone di Sant’Antonio si legge la data del quadro: 1642. A lato dei detti dipinti si trovano altre due tele rappresentanti “la Crocifissione”, in sacrestia invece si trova “una Pietà” di pregevole fattura. Ai lati dell’altare si notano due tempere del pittore Umberto Giunti, che ha decorato con senso artistico negli anni Trenta del secolo scorso la nostra Chiesa, risalenti al 1930, raffiguranti La vocazione di Pietro e La consegna delle chiavi. Per quanto riguarda le sculture segnaliamo due crocifissi, uno del Cinquecento e l’altro del Seicento, la statua della Madonna del Rosario del 1590 e quella di San Rocco del 1796.

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La Chiesa vista dal Viale delle Rimembranze, realizzato nel primo dopoguerra in onore dei caduti. Sulla destra sorge attualmente l’oratorio parrocchiale costruito negli anni Cinquanta da mons. Losini.

 La torre campanaria

Accanto alla chiesa vera e propria svetta la torre, sorta lungo la via Emilia nel lontano Medioevo per scopi di difesa e di avvistamento. Tipico esempio di arte romanica, presenta una base quadrata costruita con pietre ed altro materiale antico, strette ed appuntite finestre e cordonature di archetti ciechi. «L’alto fusto, di dimensioni massicce, presenta una partitura organizzata secondo una calibrata successione in tre registri sovrapposti di specchiature doppie, delimitate da una lesena centrale e coronate da quattro archetti pensili; grosse lesene angolari serrano la superficie della torre e un fregio a dente di sega segna lo stacco tra le compiture decorative. Il campanile è attualmente concluso da una cella campanaria a bifore archiacute, la cui costruzione ha comportato, oltre alla scomparsa della cornice decorativa e forse di un piano di apertura originario, anche il rimaneggiamento della muratura in corrispondenza dell’ultimo registro. Il paramento murario risulta composto nella zona inferiore di grossi ciotoli e pietre di diverse dimensioni, rozzamente squadrate e sommariamente allineate entro spessi letti di malta. Nella zona superiore è invece impiegato materiale laterizio irregolare con file ben allineate di mattoni messi a piatto, di taglio e anche a spina di pesce. La massiccia volumetria e la partitura a doppie specchiature del campanile inducono raffronti con torri campanarie di area piemontese: basterà ricordare la torre arcaica della parrocchiale di Schianno (Varese), le torri dell’abaziale di San Benigno di Fruttuaria e della Novalesa, di Santo Stefano di Ivrea, in territorio vercellese il campanile della chiesa Santa Maria di Roasio e di San Nazzaro di Sesia, in territorio novarese quello di san Pietro di Momo e della cattedrale di Novara.

Anche nei confronti delle pur simili torri piemontesi, quella di Pontenure si caratterizza per una più ampia stesura della superficie muraria e soprattutto per una più accurata altezza delle specchiature non vincolate nella loro successione verticale dalla presenza di aperture. Induce ad una cronologia oltre la metà del secolo XI la calibrata e sicura misura spaziale della torre campanaria, mentre l’impiego di materiale laterizio di dimensioni differenziate non sembra posteriore all’ultimo quarto del secolo XII». Anticamente, poiché i mezzi di trasporto erano molto scomodi, veniva fabbricato sul posto tutto ciò di cui si abbisognava. Si ha notizia che nel 1686 furono fuse a Pontenure tre campane: due piccole e una grossa. La campana grossa suonava, dopo i rintocchi dell’Ave Maria, ogni volta che in paese moriva una persona, e alle ore quindici di ogni venerdì per invitare i fedeli alla recita di cinque Pater Noster in ricordo della Passione di Gesù.

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