Il presbiterio della nostra chiesa

Una suggestiva veduta del presbiterio della nostra chiesa.

Dalla relazione compilata in seguito alla visita apostolica compiuta il 24 agosto 1579 secondo le disposizioni del Concilio di Trento da monsignor Giovambattista Castelli, vescovo di Rimini, apprendiamo che a quel tempo l’altare maggiore della nostra chiesa era «in pietra integra», mentre il fornice, ossia l’arco, «che copre l’altare presenta antiche pitture che necessitano di restauro».

L’altare maggiore è stato comunque più volte rifatto e sostituito nel corso dei secoli: originariamente era collocato in posizione assai più avanzata rispetto all’attuale, verso la crociera del transetto. Grazie ad alcuni documenti conservati presso l’archivio parrocchiale possiamo ricostruire che nel 1794 fu acquistato un nuovo altare maggiore dall’arciprete Benedetto Moris, al termine dei grandi lavori di rifacimento della Chiesa effettuati nella seconda metà del Settecento dall’economo Giovanni Serafino Inzani. Il 5 ottobre 1878 quello stesso altare venne solennemente consacrato da monsignor Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza, che vi racchiuse le reliquie appartenenti ai santi apostoli Pietro, Paolo ed Andrea e ai santi martiri Antonino e Giustina, patroni e protettori di Piacenza. Soltanto pochi decenni dopo quest’altare venne a sua volta rimosso e sostituito con l’altare tutt’ora esistente, attualmente utilizzato per ospitare il tabernacolo dove si ripone il Santissimo Sacramento, che venne acquistato nel 1939 dall’allora arciprete monsignor Giuseppe Cardinali.

Si tratta di un altare risalente al XVIII secolo, in stile barocco; per tipologia si ricollega ad analoghi esemplari presenti in alcune chiese di Piacenza, come per esempio quelli eseguiti da Marco Aurelio Dosi per le chiese di San Paolo o di San Raimondo, e mostra i caratteri di una manifattura settecentesca dal gusto permeato di una forte policromia decorativa. L’altare si eleva su due gradini di marmo nero; la mensa eucaristica è sorretta lateralmente da due mensole a voluta in marmo rosso di Verona, mentre al centro sono collocati due supporti a forma di colonna entro i quali è inserito il tabernacolo. Sotto la mensa è presente un bassorilievo in marmo bianco raffigurante Cristo che consegna le chiavi a San Pietro, opera probabilmente aggiunta in seguito.

I lavori effettuati da monsignor Silvio Losini, arciprete di Pontenure dal 1952 al 1977, comportarono nel 1969 l’abbassamento del pavimento del presbiterio di 15 centimetri: in quest’occasione vennero alla luce una dozzina di sepolture di sacerdoti e nell’abside si trovò il fondamento di un antico altare. I lavori comportarono inoltre la chiusura dell’arco che conteneva l’antico organo, acquistato nel 1833, che fu smontato e venduto, la rimozione della cantoria lignea, l’abbassamento di 60 centimetri del quadro raffigurante il patrono San Pietro. L’altare acquistato da monsignor Cardinali fu collocato nel 1972 presso la parete di fondo dell’abside, sopraelevato di tre gradini rispetto al presbiterio e da allora viene utilizzato per ospitare il tabernacolo entro cui è custodito il Santissimo Sacramento. Al suo posto, secondo le nuove disposizioni liturgiche emanate in seguito al Concilio Vaticano II, venne collocata una mensa del sacrificio posta verso il popolo, ricavata in un masso di marmo rosa del Portogallo.

Il vecchio altare sul fondo del presbiterio che ospita il tabernacolo in cui si conserva il Ss.mo Sacramento.

La consacrazione del nuovo altare

La solenne cerimonia di consacrazione del nuovo altare avvenne domenica 19 marzo 1973 per mano di monsignor Artemio Prati (Pontenure, 21 febbraio 1907 – Piacenza, 4 marzo 2004), per oltre trent’anni vescovo di Carpi e nostro eminente concittadino.

A questo riguardo riportiamo un breve brano tratto dal medesimo numero della rivista “La Torre” citato in precedenza, articolo firmato dal maestro Amato Parenti:

Nuova forse era per molti la prima cerimonia; da tempo non si vedeva un rito consacratorio perciò c’era molta curiosità, ma anche attesa per rendersi conto dell’importanza che la Chiesa ammette all’altare, cioè al luogo dove giornalmente viene celebrata la messa; quindi attraverso i simboli e le speciali benedizioni si voleva cogliere la parte preminente del linguaggio liturgico. Il sacro rito è iniziato con la purificazione dello stesso altare mediante l’invocazione dei santi, una triplice benedizione e l’aspersione con l’acqua benedetta; il Celebrante ha poi pregato il Signore «che su questa materia preparata dal lavoro dell’uomo, dove si compirà il sacrificio spirituale, scenda la ricchezza della benedizione santificante». Successivamente il Vescovo ha ricevuto le reliquie dei santi martiri Marcellino e Secondo, invocandoli come patroni e deponendoli nel sepolcreto posto al centro dell’altare e nello stesso tempo ha aggiunto e murata una pergamena con questa dicitura: «Il 19 Marzo 1973 Io Artemio Prati, vescovo di Carpi, ho consacrato questo altare in onore di San Pietro e vi ho incluso le reliquie dei santi martiri Marcellino e Secondo».

Il nuovo presbiterio risulta perciò assai più corto del presbiterio originale, costruito verso la fine del XVIII secolo, che non è andato del tutto perduto, ma è in parte ancora conservato dietro l’attuale parete. Questo spazio, che conserva tutt’ora tracce della primitiva decorazione, è oggi utilizzato per contenere l’impianto di riscaldamento. Sulle pareti laterali del presbiterio, dominato dal grande quadro settecentesco raffigurante il nostro patrono, San Pietro Apostolo, opera del pittore piacentino Marco Aurelio Dosi, come si apprende da un vecchio registro del 1717 conservato presso l’archivio parrocchiale, si notano due tempere del professor Umberto Giunti dell’Accademia di Pisa, aventi per tema due episodi particolarmente significativi della vita di San Pietro, ossia La vocazione di Pietro” e La consegna delle chiavi”. Entrambe le pitture, risalenti agli anni Trenta, sono state ripristinate dal decoratore Angelo Cappelli e dal restauratore Alfonso Setti nei primi anni Novanta del secolo scorso.

L’ambone ligneo è opera dello scultore piacentino Paolo Perotti e reca scolpiti gli Apostoli Pietro e Paolo, San Giovanni Battista e San Massimiliano Kolbe. Prima dei gradini che conducono all’altare del tabernacolo, un’elegante pedana, donata alla parrocchia dal falegname Luigi Dotti, conferisce il giusto risalto alla sede del celebrante, luogo che esprime nel presbiterio la funzione di chi presiede la celebrazione liturgica. Si tratta di un’opera a intarsio eseguita utilizzando legni pregiati e ottone applicati con antiche tecniche per ottenere un disegno armonioso ed elegante. Per finire, le sedie in legno di noce con sedile rivestito di seta damascata rossa fanno parte di un lascito effettuato dalla famiglia Raggio nei primi decenni del XX secolo. Il loro stile, che mescola citazioni floreali e di stile impero, collega questi pezzi al gusto tipico dei primi due decenni del Novecento.

Alcune immagini del vecchio altare settecentesco, acquistato nel 1939 dall’allora arciprete Giuseppe Cardinali. Attualmente questo altare ospita il tabernacolo dove è riposto il Santissimo Sacramento.

L’altare della mensa, un masso di marmo rosa, recante scolpito un particolare del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci del Murillo, l’ambone, opera dello scultore Paolo Perotti, e la sede del celebrante.

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