Chiesa di Muradello – La storia

Il testo e le fotografie che presentiamo di seguito sono tratte dal libro Pontenure e il suo territorio

La chiesa di San Colombano Abate – Muradello

Sin dall’alto medioevo esisteva un oratorio nella località di Muradello. Questo, consacrato a San Bernardino da Siena, era situato al posto dell’odierna canonica ed a partire dalla metà del X secolo non vi fu più traccia dell’antico sacello.

Da un antichissimo manoscritto del notaio Bonizo datato 1074, risulta che Ugone di Rolando costruì nell’anno 1061 la restante parte della cappella dedicata a San Colombano Abate, donandola poi unitamente a numerosi beni, tra cui i luoghi di Muradello ed Albiano, al Monastero di San Savino. Questo generoso atto fu compiuto dal donatore per la salvezza della propria anima ed in remissione di ogni peccato.

Nel 1072 Dionigi, Vescovo di Piacenza, confermò tutte le cessioni eseguite da Ugone nei confronti del Monastero e menzionò espressamente i possedimenti di Muradello ed Albiano; all’Abate del Monastero di San Savino spettava quindi la nomina del Rettore della Chiesa di San Colombano di Muradello.

Nella primavera del 1364 si rese vacante tale carica, perché il Rettore Don Giovanni Pezancro fu promosso Arciprete di Pontenure. Fra’ Martino Tasca, Rettore della Chiesa di Paderna, fu delegato dall’Abate di San Savino alla nomina di un nuovo Rettore della Chiesa di Muradello, e conferì questo incarico a Don Gabriele Castellana.

A partire dall’anno 1504 furono trascritti tutti i battesimi della rettoria ed il più antico registro, esistente oggi, che testimonia questi sacramenti inizia con l’anno 1584. Fra i primi battezzati risultano: il 14 maggio 1587, Lodovico Modenesi, figlio di Antonio e di Marta Anelli, il 18 marzo 1588, Caterina Gandolfi, figlia di Antonio Maria e di Maffina Galletti, il 6 ottobre1589, Caterina Mondani, figlia di Antonio e Marta Orlandi ed il 7dicembre 1589, Pietro Francesco Ceruti, figlio di Giulio e di Giulia Magnani.

Inoltre, nello stesso periodo tra gli altri, sono trascritti i seguenti matrimoni: l’8 settembre 1585 Cesare Modenesi sposa Camilla Magnani, il 17 luglio 1586 Matteo Gozani sposa Maddalena Marchi, il 3 maggio 1588 Bernardo Fanzini sposa Laura Mondani e il 29 dicembre 1598 Pier Francesco Marchi sposa Barbara Ceruti. Alcune di queste famiglie le troviamo oggi residenti nel nostro comune, altre sono scomparse, ciò fu causato dalla pratica dei mestieri avventizi, che a quell’epoca erano i più diffusi.

Molto probabilmente, nei primi decenni del XVII secolo la Chiesa di San Colombano Abate fu completamente riedificata a lato dell’edificio precedente ed ampliata dal Conte Giovanni Nicelli di Muradello. Da allora in poi il parroco venne nominato dal Vescovo di Piacenza con l’appellativo di Prevostro. II 24 gennaio del 1672, in occasione della morte del Prevostro Don Antonio Muti, venne stilato un inventario dei mobili e sacri oggetti di proprietà della parrocchia dai Priori Francesco Bassanetti e Carlo Vignola. Trai vari beni elencati leggiamo “sopra l’altare vi è un tabernacolo in legno con sopra la Resurrezione e quattro angeli, 6 candelieri d’ottone con le loro busole, una croce d’ottone con la sua asta, una lampada d’ottone, due lampadari nuovi, un quadro di S. Antonio abate, un’ancona con i SS. Colombano e Bernardino, uno stendardo d’armesino cremeso con le stoffe di seta e le aste in legno con i pomi dorati e una pietra di marmo per l’acqua benedetta”.

Oggi non è rimasto nulla di quello che esisteva all’epoca, forse due dei quattro angeli che ornavano il tabernacolo, che troviamo in sagrestia sopra un bel mobile antico.

Il 4 settembre 1689 nel libro dei battesimi della Pieve di Pontenure, leggiamo la seguente nota di Don Antonio Rubini Parroco di Muradello: “Dopo la morte del’Ill.mo e Rev.mo mio signore Albrizio Tadini, degnissimo arciprete di questa chiesa, integerrimo per vita e costumi, insigne per virtù e dottrina e oltremodo cortese verso di noi rettori di questo vicariato è sorta una discussione tra il rev.do Rettore di Borghetto e me sottoscritto Rettore di S. Colombano di Muradello, per avere l’economato della Chiesa di Pontenure. Dapprima, senza pregiudizio delle parti in causa fu provveduto pro tempore per mezzo del Rev.do Felice Penna, Rettore deI Vaccari che durò per tre mesi. Ma, dopo la rinuncia da parte del Rettore di Borghetto, il diritto di economato fu definito di spettanza del Rettore di Muradello per sè e per i suoi successori“. Un successivo inventario, redatto da Giuseppe Negroni “a comessione de Priori e della Congregazione e Paroco” Don Giovanni Battista Panesi (1766-1774), riporta tra gli oggetti sacri di proprietà della parrocchia alcune croci e numerosi candelieri inargentati, di legno e di ottone, 4 piccoli angeli di legno dorati, un gonfalone (o stendardo) di damasco ros-so “con scudo di S. Colombano nel mezzo” e paramenti sacri.

Una nota apposta successivamente (“e tutto questo è stato donato dal fu Sig. Prevosto Don Giovanni Battista Panesi”) elenca per la prima volta alcuni beni presenti dopo il 1774,con il Prevosto Don Bartolomeo Ferrini: un quadro di San Colombano all’Altare Maggiore, un quadro di Santa Lucia all’Altare con Statua della Beata Vergine, due quadri con cornice indorata, uno rappresentante la Madonna e l’altro il Salvatore, ed infine un grande quadro senza cornice con San Carlo, Sant’Antonio Abate ed altri Santi. Dall’anno 1775 al 1807 la popolazione di Muradello si aggirava attorno alle 300 anime e dal censimento del 1781 risultano 45 famiglie e 316 individui. I gruppi famigliari erano, in parte, rappresentati dai seguenti capi famiglia: Matteo Bricchi di anni 54 viveva a “Casa Bosco al Molino” con 9 persone, Giovanni Fornasari di anni 46 viveva a “Casa del Lupo” con 13 persone, Alessandro Montanari di anni 46 viveva alla “Colombara” con 21 persone e Girolamo Vignola di anni 85 viveva alla “Morona” con 13 persone. A Muradello in questi anni il nucleo familiare era di tipo patriarcale, composto dai nonni, con i vari figli e le mogli di questi ultimi e da tutti i nipoti, contando mediamente 12 persone per unità.

Dai documenti conservati presso l’Archivio parrocchiale di Muradello si apprende che fin dal 1821 si erano costituite le Confraternite (o Compagnie) del Santissimo Sacramento, della Beata Vergine, di Santa Lucia e delle Sante Anime, ed inoltre che dal 1826 era attivo il Consiglio dell’Opera Parrocchiale, i cui componenti (chiamati Santesi) venivano eletti ogni 3 anni tra i residenti nella Parrocchia di Muradello. Questo Consiglio, di cui il Prevosto era membro di diritto, si riuniva di solito annualmente nella Domenica in Albis (la prima domenica dopo Pasqua) per approvare il Bilancio consuntivo e preventivo, e per deliberare su importanti questioni della vita parrocchiale: i verbali di tali riunioni sono quindi una fonte di notizie sulle vicende della Chiesa e della Parrocchia di Muradello, e sono stati redatti (pur con alcune interruzioni) fino al 1936.

Come solitamente avveniva in epoca prenapoleonica, accanto alla Chiesa era situato il Cimitero, recintato da un muro che delimitava anche il piazzale antistante la Chiesa, e nel quale si aprivano due cancelli in legno. Già dal 1838 si presentava la necessità di ricostruire la cinta diroccata del Cimitero, e per mancanza di fondi si proponeva di ricorrere ad offerte dei Parrocchiani: “il Consiglio dichiara che l’Opera Parrocchiale non ha mezzi per soportare la spesa della ricostruzione di detto Cimitero e che quindi si abbia a fare detta spesa con offerte volontarie dei Parrocchiani da procurarsi dal Sig. Prevosto”. La situazione peggiorava negli anni successivi, tanto che nel 1860 i verbali riportano la “necessità di fare costruire un nuovo Cimitero per essere l’attuale quasi tutto in rovina, sia ancora per la sua posizione illegale e pericolosa trovandosi di contatto colla Chiesa stessa e non avendo l’Opera fondo di cassa come si osserva da potere disporre per la detta riparazione e costruzione del Cimitero hanno deliberato di fare ricorso al Comune mediante supplica persuasi di essere esauditi attesa l’assoluta necessità“.

L’attuale Cimitero parrocchiale di Muradello fu costruito nel 1868 e solennemente benedetto il 23 agosto dello stesso anno da Gioachino Cella Arciprete di Pontenure e Vicario Foraneo; nel 1879 vennero trasportate le ossa dal vecchio Cimitero, ed anche in questa occasione si svolse una solenne celebrazione, con un Discorso sulle Anime tenuto da un Predicatore invitato per l’occasione.

Nel 1850 al Prevosto Don Giacomo Leonardi succedeva Don Pellegrino Bottali; il due settembre 1851 venne insediato il nuovo Consiglio dell’Opera Parrocchiale, che si occupò tra l’altro di compilare un dettagliato inventario dei beni appartenenti alla Chiesa di Muradello.

Nell’Archivio parrocchiale è conservato anche un successivo inventario, compilato nel novembre del 1877 per la visita pastorale del Vescovo Giambattista Scalabrini (28 novembre 1877) dal Prevosto Don Pellegrino Bottali. Egli resse la Parrocchia per 48 anni e riuscì, grazie al proprio impegno ed a quello dei suoi fedeli, ad effettuare importanti lavori di restauro della Chiesa e ad arricchirla notevolmente di opere d’arte di vario genere. Tra queste possiamo ricordare: un trono in legno intagliato, argentato e dorato formato da quattro colonne sostenenti una corona con una raggiata indorata (per l’altare maggiore), 4 busti rappresentanti i Dottori della Chiesa, in legno argentato e dorato a foglia ed una croce di legno argentato con il Cristo dorato (anch’essi per l’altare maggiore), 6 candelieri in legno intagliato ed argentato con la loro croce, 14 quadretti ad olio su tela rappresentanti la Via Crucis con cornici in legno dorato, un nuovo quadro di Santa Lucia, una grandiosa cornice dorata per il quadro di San Colombano (restaurato insieme ad altri quadri della Chiesa) ed un pulpito in legno di larice, in quanto in precedenza la Chiesa ne era sprovvista. Inoltre la Chiesa era dotata di 34 candelieri di varia fattura e di numerosi oggetti in oro zecchino ed in argento; si trovavano all’interno della Chiesa anche due grandiose panche in legno dipinto con al centro lo stemma dei Conti Nicelli, appartenenti per diritto alla famiglia degli Eredi Nicelli.

Purtroppo gran parte delle opere d’arte presenti all’epoca nella Chiesa di Muradello sono andate disperse; un’importante eccezione è rappresentata dall’Organo e dalla sua cantoria, collocati sopra il portale d’ingresso in quegli anni, e che possiamo ammirare ancora oggi come unico esempio di tale strumento presente nel territorio comunale di Pontenure. Tuttavia è estremamente necessario ed urgente un radicale intervento di restauro, e per questo motivo nel 2001 si è costituito un Comitato Promotore per il restauro dell’antico Organo, avviando una campagna di sensibilizzazione al problema ed attivando una raccolta dei fondi occorrenti.

Alla metà del XIX secolo gli organi erano ampiamente utilizzati nelle chiese durante le celebrazioni liturgiche, ma tale strumento non era presente in quegli anni nella Chiesa di Muradello: “questa Chiesa non ha Organo necessario per fare col dovuto decoro le Sagre Funzioni“. Ne venne proposta quindi l’introduzione, ma poiché l’Opera Parrocchiale non poteva interamente sostenere tale spesa, fu avviata una “Coletta” per raccogliere le offerte necessarie per acquistare l’Organo (8.6.1864). Riportano i documenti d’archivio: “nel 1864 a spese dei Parrocchiani, del Parroco e dell’Opera Parrocchiale venne collocato nella Chiesa di Muradello un Organo di 15 registri acquistato dalla Confraternita della Santissima Trinità di Cortemaggiore. Organo che venne fabbricato dall’Organaro Chiesa nel 1836 e nel 1864 venne ampliato e messo in opera per questa Chiesa dall’Organaro Gianfrè Cesare. La spesa totale per il detto Organo comprese anche la cantoria e la cassa sono di lire nuove 1617. E qui si deve notare che la compra dell’Organo non fu che la sola spesa di lire nuove 315 e la spesa maggiore fu in altre opere in proposito“. Dal 1865 venne regolarmente pagato un organista: “essendo stata la detta Chiesa di Muradello provveduta di un Organo, necessita di stabilire una somma da passarsi annualmente all’organista che si presta a suonare nelle funzioni il detto Organo”. Nel novembre 1868 l’Organo venne fatto “pulire e ripassare” dall’organaro Gianfrè, che l’aveva precedentemente ampliato e adattato alla Chiesa di Muradello, e che ricevette anche un compenso come organista per aver suonato nella funzione solenne in onore del Patrono San Colombano, il 29 novembre 1868, ed in altre feste solenni degli anni seguenti.

Nel 1898 per rinuncia dell’anziano Prevosto Don Pellegrino Bottali, subentrò come Parroco Prevosto Don Giuseppe Berzolla, il quale ebbe “la felice e santa idea di allargare la troppo angusta Chiesa con nuovo coro e così avere ampliato il Santuario e la Chiesa stessa pel popolo”. Negli anni successivi la Chiesa venne quindi ricostruita totalmente ed ampliata; i lavori vennero diretti dall’ing. Devoti e dal prof. Berzolla, fratello di Don Giuseppe.

Furono costruite altre 3 cappelle e la monumentale cupola affrescata, venne innalzata di circa 9 metri la torre campanaria e costruita una nuova Sacrestia adiacente alla Canonica; la vecchia Sagrestia sulla sinistra venne destinata a Tribuna per gli uomini (utilizzata così ancora oggi) e si costruì un corridoio con ingresso indipendente sul lato sinistro della Chiesa, dietro la preesistente Cappella della Madonna, per facilitare l’accesso senza disturbare lo svolgimento delle funzioni sacre. Venne prolungato il coro dietro l’altare maggiore, e l’altare stesso fu rifatto in marmo con due portiere ai lati: altare e portiere erano stati acquistati dalla soppressa Chiesa Parrocchiale di Santa Maria dei Zeroagli in Via Calzolai a Piacenza, insieme ad altri arredi sacri, nel 1899 per i lavori progettati.

Togliendo il vecchio pavimento nel corso dei lavori di ristrutturazione si scoprì un’antica sepoltura sottostante, e fu deciso di demolirne la volta, in quanto “pericolosissima per la vetustà e malcostruzione e per l’umidità atteso l’acqua che vi veniva alta, e così nello stesso tempo lasciare in pace le ossa di tanti Trapassati che certamente avranno desiderato di rimanere nella Chiesa”. L’anno successivo vennero aggiunti nuovamente terriccio e ghiaia per tamponare un cedimento che si era verificato sopra la volta demolita, venne posato definitivamente il pavimento e vennero fatte ulteriori modifiche alla Sagrestia appena costruita. I lavori terminarono con la sistemazione dell’accesso alla Chiesa: davanti alla Canonica venne spianato un piazzale sporgente quanto il Sagrato, ed entrambi furono circondati da un colonnato di granito e marciapiedi di selciato.

A conclusione dei grandi lavori commissionati da Don Berzolla, il 24 aprile 1905 Monsignor Scalabrini riconsacrò la Chiesa di San Colombano Abate con una solenne cerimonia, e di quell’avvenimento rimane una lapide commemorativa all’interno della Chiesa, sul lato destro dell’ingresso.

Nel 1903 la cascina “Morona” di proprietà Valla, era abitata dai Fioruzzi, dai Calza, dai Fermi e dai Bonvini. Alla “Casa del Lupo” viveva la famiglia di Pietro Beghi, il “Molino di cà Bosco” era gestito da Luigi Fagnoni, mentre la cascina “Colombara” era di proprietà di Francesco Antonini e ci lavorava con la famiglia di Domenico Magistrati.

Dall’anno 1903 al 1921 la frazione passò da 370 a 400 abitanti con 68 nuclei familiari ed in poco più di un secolo ci fu un aumento di popolazione pari al 35%. Nel 1928 lo Stato delle Anime ne riporta 413, la media annuale è di 8 battesimi, 5 morti “poveri e ricchi” e 3 matrimoni.

Il nuovo Parroco Don Giacomo Ughini fece eseguire nel 1931 ingenti lavori di riparazione all’organo dal Sig. Coppa Luigi di Lodi, e per la spesa di lire 985 venne indetta una raccolta di offerte tra i parrocchiani. Nel 1941 vennero eseguiti nella Chiesa lavori di restauro su disegno del Rev. Canonico Ernesto M. Rossi, e nel 1947 l’architetto Mario Monguidi progettò l’altare della Beata Vergine Immacolata.

Altre modifiche furono effettuate in anni più recenti. Nel 1960 venne acquistata la Colomba dello Spirito Santo appesa alla volta della cupola, e nell’agosto 1968 il parroco Don Renato Braghieri fece modificare l’altare maggiore in base alle nuove disposizioni del Concilio Vaticano II: tale altare venne spostato all’indietro, e vennero prolungati in avanti i gradini costruendo su di essi un nuovo piccolo altare con colonnine in marmo bianco per le celebrazioni liturgiche. Nell’anno successivo venne pavimentato con lastre di granito il piazzale davanti alla Chiesa, nel 1973 vennero sostituiti i banchi della Chiesa e venne posto un nuovo Confessionale nella prima Cappella a sinistra, già dedicata al Cristo Morto.

Oggi la chiesa, notevolmente spogliata dei suoi antichi averi, si presenta nel complesso in un buono stato di conservazione. All’interno, sulla destra entrando dall’ingresso principale, esiste il battistero valorizzato da un importante fonte battesimale in sasso del XV secolo.

Nella prima cappella a sinistra, sopra il Confessionale, si trova un crocefisso del XVIII secolo.

Il secondo altare di destra, in origine dedicato alla Beata Vergine, è consacrato ed abbellito da una scultura rappresentante il Sacro Cuore di Gesù. Questa cappella mantiene le caratteristiche settecentesche ed è arricchita da una statua raffigurante Santa Agnese e l’altra Santa Caterina d’Alessandria, fatte risaltare da importanti altorilievi in stucco sormontati da due putti; il primo pregante e l’altro in adorazione, al centro un dipinto raffigurante San Giuseppe con il Bambino.

La seconda cappella di sinistra è dedicata al Santo Bambino di Praga, rappresentato da una statua moderna. L’altare fu rifatto a spese della famiglia Finetti in memoria di Gianmarco, mentre il tronetto fu donato dalla famiglia Sogni in memoria di Gianmario.

Nel transetto di destra (tribuna degli uomini) vediamo un grande dipinto ad olio della prima metà del ‘700 rappresentante; al centro Sant’Antonio abate, a sinistra San. Carlo Borromeo e a destra Sant’Ignazio di Loyola e Sant’Andrea Apostolo, sopra il tutto lo Spirito Santo; in Sagrestia si trova un pregevole dipinto della metà del XVIII secolo, raffigurante la Vergine Maria col Bambino e San Carlo Borromeo.

Il titolare della parrocchia viene festeggiato il giorno 23 novembre.

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