La mia Parrocchia, il nostro primo foglio parrocchiale

La testata del nostro primo giornalino parrocchiale con i due simboli indiscussi del nostro paese, la Torre di origine medioevale e il ponte sul torrente Nure.

Nel settembre 1952, su iniziativa di don Silvio Losini, che aveva preso possesso della nostra parrocchia il 29 giugno 1952, usciva il primo numero del foglio parrocchiale “La mia Parrocchia”. Questo titolo, ebbe in seguito a scrivere monsignor Losini con il suo consueto stile, «è una frase che non si può pronunciare senza emozione. E tuttavia questa frase richiama in molti solo una confusa idea: un territorio, una Chiesa, un Prete».

Ecco quanto scriveva monsignor Losini nell’editoriale apparso sul primo numero: «Cari parrocchiani, spero che tutti guarderete con curiosità, e simpatia il nostro Bollettino Parrocchiale, che vuol essere la voce ufficiale della Parrocchia. Suo scopo: garantire, con le tempestive comunicazioni, il buon esito dell’Azione Pastorale, dato che gli avvisi verbali (la Parrocchia è tanto sparsa), si mostrano del tutto insufficienti; stabilire e mantenere vivo lo spirito di fraternità tra noi; invitarvi alla nobiltà degli ideali benedetti da Dio onde di nessuno si possa mai dire: – invano il prete vi versò sul capo l’acqua lustrale. Gradisca il Signore questo lavoro, lo benedica e faccia che sia fecondo in santità. Il vostro parroco».

Il primo numero del giornalino “La mia Parrocchia” pubblicato nel settembre 1952.

I simboli scelti da monsignor Losini per illustrare la testata di questo primo giornale parrocchiale furono la Torre campanaria di origine medioevale accompagnata da alcune arcate del ponte sul Nure, due dei monumenti più caratteristici del nostro paese. Dapprima il giornalino si presentava in formato ridotto a mezza pagina, ma ben presto, a partire dal 1953, assunse il formato di un normale foglio di giornale. All’inizio il bollettino parrocchiale era inviato gratuitamente a tutte le famiglie della Parrocchia, mentre in seguito venne data ai lettori la possibilità di ricevere il giornale tramite abbonamento (l’abbonamento ordinario costava 250 lire del tempo, quello da sostenitore 500).

Il piatto forte di ogni numero era l’editoriale scritto di suo pugno da monsignor Losini, che amava rivolgersi ai parrocchiani per commentare gli eventi salienti della vita comunitaria e trattare argomenti relativi alla fede, al costume e alla morale. Già dal primo numero si evince la grande attenzione riservata da monsignor Losini nei confronti del catechismo, con una ricca rubrica mensile attraverso la quale veniva pubblicato il programma delle lezioni, il fioretto da attuare nel corso del mese, i quesiti a premio di cultura religiosa ai quali bambini e ragazzi erano invitati a rispondere e l’elenco degli alunni più bravi e meritevoliRivolgendosi direttamente ai genitori così scriveva sul primo numero della rivista:

Buoni genitori, che presi da tanti problemi che assorbono il più e il meglio delle vostre energie, mi affidate i vostri figli, perché li istruisca nelle verità cristiane e li porti a viverne gli insegnamenti, vi comunico che la scuola di Catechismo riprende il giorno 21 settembre. (…) Consapevole che solo con la vostra collaborazione otterrò risultati educativi di una certa garanzia, vi prego di concedermela spontanea e piena. Onde facilitarvi questa vostra cooperazione vi indicherò su questo nostro Bollettino Parrocchiale le lezioni che i fanciulli dovranno imparare, il lavoro e l’opera buona che mensilmente sono invitati a compiere. Assisteteli in questa loro fatica. Inoltre allo scopo di tenere il Catechismo in contatto continuo e più diretto con voi, vi manderò a domicilio la pagella dei voti di presenza, di profitto e di condotta. Date importanza a questo foglietto; gliene daranno anche i vostri figlioli. Accingiamoci con impegno costante, con pazienza e tatto a questo lavoro: il più nobile, il più impegnativo, il più delicato, il più santo; ricordevoli che più tardi ogni nostra azione sarà vana mentre quella di oggi rimarrà per la vita.

Non mancavano ovviamente le tradizionali rubriche per ricordare i defunti (“All’ombra della Croce“), i battesimi (dapprima denominata “Sorriso in famiglia” e poi “Al Sacro Fonte“) e i matrimoni (“Fiori d’arancio” e poi “Ai piedi dell’Altare“) che erano stati celebrati in parrocchia nel corso del mese; la pubblicazione dei calendari liturgici, con l’elenco delle sante messe e delle principali celebrazioni, ma erano anche presenti spazi in cui venivano spiegati i riti e liturgie. Un’altra pagina era invece dedicata agli interessanti racconti inviati dai lettori, a volte totalmente di fantasia altre volte volte ispirati a fatti realmente accaduti in paese o a piccoli avvenimenti domestici della vita di tutti i giorni. Nella rubrica “Sottovoce il Parroco si esprimeva invece in prima persona su argomenti di stretta attualità relativi alla vita religiosa ma anche politica e sociale, segnati dagli inizi della rinascita economica e dalle fatiche della ricostruzione post-bellica. Non mancavano cronache di vita parrocchiale, come le celebrazioni liturgiche, le gite e i pellegrinaggi, o dei grandi avvenimenti che avevano particolarmente segnato la vita del paese nei primi anni del dopoguerra.

Le richieste di finanziamento per l’Oratorio parrocchiale.

È proprio grazie alle pagine di questa nostraprima rivista parrocchiale, gelosamente conservate presso l’archivio della nostra parrocchia, che sono giunti fino a noi notizie assai importanti per la nostra comunità, come ad esempio la nomina di monsignor Artemio Prati, figlio del giardiniere della famiglia Raggio, a vescovo della diocesi di Carpi (Modena), la vendita dei primi lotti di terreno appartenenti al beneficio parrocchiale che permise lo sviluppo urbanistico del paese, la prima mostra dell’artigianato che si svolse nel 1953, la nascita della Filodrammatica e dell’Opera Parrocchiale dello Spettacolo, la prima edizione della mostra del dolce, che diverrà un appuntamentotradizionale della nostra parrocchia,oppure i lavori di costruzione dell’Oratorio parrocchiale (con le relative fotografie d’epoca).

Proprio la costruzione di quest’opera, l’Oratorio in seguito dedicato a Maria Immacolata, destinato ad accogliere «i giovani perché col gioco del pallone, con le recite teatrali e con vari generi di sport irrobustiscano i corpi e le menti senza macchiare l’anima e possano anche apprendere i principii civili e morali imparando ad amare la propria FEDE», rappresentò la principale ragion d’essere della rivista, che accompagnò e seguì con puntualità le varie fasi di costruzione dell’edificio. Così scriveva di suo pugno monsignor Losini dando notizia ai giovani e a tutti i parrocchiani dell’ormai prossima apertura al pubblico del nuovo Oratorio:

Persuaso della mia missione, convinto che la vostra educazione è la più sublime delle opere, e volendo realizzarla con tutti quei mezzi al di sopra dei quali si possa umanamente affermare non esservi nulla di meglio; giorno per giorno vado preparandovi il vostro Oratorio Parrocchiale. Ve lo preparo con impegno, più che come luogo di svago, come scuola di vita e palestra di virtù; ve lo preparo come una vostra seconda casa dove trovate un secondo padre che col primo si affratellano e si completano nella vostra educazione; ve lo preparo come la casa di tutti voi che riuniti nella grande famiglia parrocchiale, vi dovete sentire attorno al Padre, il Parroco, veramente fratelli.

Nell’autunno 1955 le pubblicazioni del giornalino s’interruppero bruscamente, sia a causa della carenza di collaboratori che della mancanza d’interesse da parte della popolazione. I tempi, e le persone, non erano forse ancora maturi. Il giornale parrocchiale ritornerà nelle case dei Pontenuresi soltanto nella primavera di dodici anni dopo, sempre grazie all’impegno e alla determinazione di monsignor Losini, questa volta sotto il formato di rivista mensile. Nel marzo 1967 era infatti nata l’attuale rivista “La Torre”, una pubblicazione che nel 2017 ha festeggiato le sue nozze d’oro con il paese e che continua ancora oggi ad informare i Pontenuresi di ogni età, mantenendo intatto lo spirito con il quale era stata concepita dal suo ideatore mezzo secolo fa.

Alcune prime pagine “storiche “del giornalino relative agli anni 1953 e 1955, quando cessarono le pubblicazioni.

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