Domenica 27 marzo 2016: Pasqua di Resurrezione del Signore
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Oggi tutto il mondo
brilla di luce ammirabile
il giorno in cui si annuncia tra gli osanna
la gloriosa vittoria di Cristo.
Dopo la Messa “in Coena Domini” del Giovedì Santo, la devota Via Crucis svoltasi nella serata del Venerdì Santo e la Santa Veglia che si è tenuta nella notte del Sabato Santo, intessuta di simbolismo e antica ritualità, il mattino di domenica 27 marzo i fedeli pontenuresi sono tornati a radunarsi in chiesa, questa volta però al festoso suono delle campane, che hanno ripreso a suonare proprio nella notte tra il sabato e la domenica dopo due giorni di silenzio, per assistere alla celebrazione delle Sante Messe nel giorno glorioso della Pasqua di Resurrezione del Signore.
Tutte le funzioni della giornata sono state officiate dal nostro parroco don Mauro Tramelli, rivestito finalmente dei paramenti propri del tempo Pasqua, dal colore bianco, simbolo per la Chiesa della purezza e della gioia della Resurrezione, dopo aver portato per lungo tempo il viola, durante l’attesa del periodo di Quaresima, e il rosso, indossato invece nei tristi giorni della Passione. La messa delle ore nove e trenta è stata animata dai giovani del Coro “Perfetta Letizia”, diretti da Silvia Riboni, mentre i cantori del Coro “La Torre” hanno accompagnato con i loro canti la cerimonia delle ore undici, diretti e affiancati all’organo dalla loro maestra Paola Valla.
Prima del gioioso canto dell’Alleuia, tornato a levarsi nella nostra chiesa dopo il lungo tempo di Quaresima, e della proclamazione del Vangelo del giorno, tratto dal ventesimo capitolo di Giovanni, il celebrante e l’assemblea hanno letto assieme la sequenza Victimae paschali laudes, il meraviglioso inno, dalla forma elegante e pieno di poetico entusiasmo, che loda la vittima pasquale, gioisce della resurrezione di Cristo, annuncia la vittoria del Signore della vita sulla morte e sul peccato, testimonia il ritrovamento del sepolcro vuoto, per passare poi al dialogo diretto, con cui la comunità procede ad interrogare Maria Maddalena, prima testimone e annunciatrice ai discepoli della resurrezione di Cristo (Matteo 28,1-10; Giovanni 20,1-2; 11-18).
Don Mauro si è quindi recato all’ambone, accanto al quale ardeva il Cero pasquale acceso durante la Veglia notturna, per dare l’annuncio del Vangelo del giorno (Giovanni 20,1-9).
L’amore ha sconfitto l’odio, la vita ha vinto la morte, la luce ha scacciato le tenebre! Questo è il significato profondo della Pasqua. Il Vangelo di questo giornata di festa ci narra la corsa affannosa, alle prime luci dell’alba del giorno dopo il sabato, dei due apostoli, avvertiti dalla Maddalena e probabilmente dalle altre donne, attraverso la città addormentata, attraverso il giardino deserto, verso la tomba vuota. Pietro e Giovanni in cuor loro credevano che quella tomba vuota fosse la fine di tutte le cose, ma che grazie all’ineffabile opera della Provvidenza si è rivelata invece, per loro e per noi, l’inizio di una nuova e più felice età, il compiersi dell’evento a lungo atteso per tutta la storia della salvezza, l’avverarsi di tutte le profezie antiche e delle promesse fatte da Dio al suo popolo.
Il sepolcro è vuoto, la pietra tombale è rimossa: ma non si è trattato di un’empia profanazione della tomba, non si è trattato di un vile furto della salma del Signore, come sospettava Maria nella sua razionalità… chi mai, se non l’opera di Dio stesso, può ad un tempo rimuovere il pesante masso sepolcrale che sbarra il passo alla vita e piegare con cura devota il sudario e deporlo lontano dalle bende che avevano avvolto il corpo straziato di Cristo dopo la deposizione dalla croce. È per questo motivo che, mentre Pietro percepisce soltanto l’assenza del corpo di Gesù, Giovanni, giunto insieme a lui dopo una corsa affannosa al sepolcro vuoto, «vide e credette», sono questi i segni semplici ma dal significato portentoso che ricordano a Giovanni le parole del suo Maestro. Egli aveva annunciato infatti ai discepoli la Sua passione, morte e resurrezione ma, a quel tempo, essi non avevano davvero capito cosa realmente volesse intendere con quelle parole, non avevano inteso il significato più profondo e autentico di quella promessa. Ma ora davanti a Giovanni vi è la tomba vuota e il sudario piegato, tutto si rivela ai suoi occhi nella chiara luce di quel mattino del giorno dopo il sabato, l’alba promessa e a lungo attesa di una nuova e più felice età per tutti gli uomini. Per questo, pur senza aver visto di persona il Signore risorto o aver toccato con le sue mani le piaghe lasciate dai chiodi e la ferita nel costato, come chiederà di fare Tommaso, «egli allora vide e credette». Pur essendo infatti un avvenimento storico, constatabile e attestato da prove e testimonianze, «la resurrezione, in quanto entrata dell’umanità di Cristo nella gloria di Dio, trascende e supera la storia, come mistero della fede».
“Il Signore è risorto! È veramente risorto! Alleluia”.
È con queste parole, un festoso invito alla gioia, che i fedeli, dopo essersi accostati all’Eucaristia in cui si rinnova ogni giorno il sacrificio pasquale del Signore, hanno lasciato col cuore colmo di gioia e d’esultanza la chiesa parrocchiale, invitati a diventare come la Maddalena araldi presso tutti gli uomini della resurrezione di Cristo e a testimoniare la loro fede nel Signore Risorto.