La stella li precedeva, il tema dell’Avvento 2019
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
La stella li precedeva, il tema dell'Avvento 2019
Testo tratto dal sussidio della Diocesi di Piacenza-Bobbio
La stella, il viaggio, il pane: questo è il tema dell’avvento diocesano 2019. È un tema che permette a tutti di ripercorrere idealmente l’itinerario dei Magi sino a Betlemme “casa del pane”. La luce di Cristo rischiarava già la mente e il cuore dei Magi ancor prima della loro partenza.
“Essi partirono” (Mt 2,9), racconta l’evangelista, lanciandosi con coraggio per strade ignote e intraprendendo un lungo e non facile viaggio. Non esitarono a lasciare tutto per seguire la stella che avevano visto sorgere in Oriente (cfr Mt 2,1). Imitando i Magi, anche noi ci accingiamo a compiere un “viaggio” verso Betlemme, verso la casa del pane.
I tre misteriosi personaggi non sono molto frequenti nelle Sacre Scritture, infatti solo il Vangelo di Matteo (Mt 2,1-12) li cita inizialmente.
La tradizione popolare vuole come guida dei Magi una cometa, oggetto celeste che ha sempre attratto e sbigottito e talvolta atterrito i potenti e gli umili. È suggestivo immaginare una cometa che precipita verso il centro del sistema solare, supera le influenze gravitazionali dei grossi pianeti ed arriva puntuale ad assolvere il suo grande compito: guidare i Magi alla grotta di Betlemme.
Interpretando il testo alla lettera, il significato equivale ad una bella storia che tuttavia non riesce a trasmettere alcun messaggio profondo. Se vogliamo comprendere cosa volesse dire l’evangelista dobbiamo cercare il significato spirituale della parola “stella”. La raffigurazione di una stella indicava un evento divino, gli astri penetrando con la loro luce nell’oscurità diventano espressione dell’eterna lotta tra bene e male, tra luce ed ombra. Della stella si considera soprattutto la qualità di “dare luce”. La stella dei Magi è raffigurata sotto forma di cometa anche perché le comete spesso venivano viste come segni del cielo, simboli della speranza, luce che proviene dall’alto. Nel vangelo si vuole parlare di una stella o di cometa che guidava i Magi come di una luce che li portava a Colui che di tale luce è la fonte. Infatti l’evangelista dice: “abbiamo visto la sua stella” vale a dire “abbiamo visto la sua luce, quella di Cristo”.
“Ed ecco la stella … li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo in cui si trovava il bambino” (Mt 2,9). I Magi arrivarono a Betlemme perché si lasciarono guidare dalla stella. Anzi, “al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia” (Mt 2,10). È importante imparare a scrutare i segni con i quali Dio ci chiama e ci guida. Quando si è consapevoli di essere da Lui condotti, il cuore sperimenta una gioia autentica e profonda, che si accompagna ad un vivo desiderio di incontrarlo e ad uno sforzo perseverante per seguirlo.
“Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre” (Mt 2,11). Niente di straordinario a prima vista. Eppure quel Bambino è diverso dagli altri: è l’unigenito Figlio di Dio che si è spogliato della sua gloria (cfr Fil 2,7) ed è venuto sulla terra per morire in Croce, gesto definitivo d’amore. È sceso tra noi e si è fatto povero per rivelarci la gloria divina, che contempleremo pienamente in Cielo.
Chi avrebbe potuto inventare un segno d’amore più grande? Restiamo estasiati dinanzi al mistero di un Dio che si abbassa per assumere la nostra condizione umana sino ad immolarsi per noi sulla croce (cfr Fil 2,6-8). Nella sua povertà, è venuto ad offrire la salvezza ai peccatori Colui che - come ci ricorda san Paolo - “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9).
I Magi incontrano Gesù a “Bêtlehem”, che significa “casa del pane”. Nell’umile grotta di Betlemme giace, su un po’ di paglia, il “chicco di grano” che morendo porterà “molto frutto” (cfr Gv 12,24).
Per parlare di se stesso e della sua missione Gesù, nel corso della sua vita pubblica, farà ricorso all’immagine del pane. Dirà: “Io sono il pane della vita”, “Io sono il pane disceso dal cielo”, “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 35.41.51).
Ripercorrendo con fede l’itinerario di Gesù dalla povertà del Presepio all’abbandono della Croce, comprendiamo meglio il mistero del suo amore che redime l’umanità. Il Bambino, adagiato da Maria nella mangiatoia, è l’Uomo-Dio che vedremo inchiodato sulla Croce. Lo stesso Redentore è presente nel sacramento dell’Eucaristia. Nella stalla di Betlemme si lasciò adorare, sotto le povere apparenze di un neonato, da Maria, da Giuseppe e dai pastori; nel Pane eucaristico, lo adoriamo realmente presente e a noi si offre come cibo di vita.
“E prostratisi lo adorarono” (Mt 2,11). Se nel bambino che Maria stringe fra le sue braccia i Magi riconoscono e adorano l’atteso delle genti annunziato dai profeti, noi oggi possiamo adorarlo nell'Eucaristia e riconoscerlo come nostro Creatore, unico Signore e Salvatore.
“Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2,11). I doni che i Magi offrono al Messia simboleggiano la vera adorazione. Dall’evangelista Matteo non conosciamo il numero dei magi, ma solo un riferimento al numero dei doni che sono il simbolo di perfezione: l’oro rappresentava la regalità, ed era un dono riservato ai re; l’incenso rappresentava la divinità, il soprannaturale; la mirra rappresentava l’umanità, l’essere uomo, era la sostanza utilizzata per cospargere i corpi prima della sepoltura. Il numero tre per alcuni indicherebbe le tre razze umane, l’omaggio a Gesù Cristo delle tre parti del mondo allora conosciute: l’Africa simboleggiata da Baldassarre, l’Asia da Melchiorre e l’Europa da Gasparre. Anche le loro diverse età rappresentavano i diversi periodi della vita dell’uomo: la giovinezza, la maturità e la vecchiaia.
“Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2,12). Il Vangelo precisa che, dopo aver incontrato Cristo, i Magi tornarono al loro paese “per un’altra strada”. Tale cambiamento di rotta può simboleggiare la conversione a cui coloro che incontrano Gesù sono chiamati per diventare i veri adoratori che Egli desidera (cfr Gv 4,23-24).