“Dilexit nos”, il messaggio di Papa Francesco per un mondo che ha perso il cuore
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
di Luciano Casolini – 15 Gennaio 2025
Il 24 ottobre scorso, in occasione del trecentocinquantesimo anniversario dell’apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita Alacoque, papa Francesco ha pubblicato l’enciclica “Dilexit nos“ che ha per tema l’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo.
L’incipit, che da il nome all’enciclica, è tratto dalla lettera di San Paolo ai Romani 8,37: “Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.”
Sembrerebbe, a un primo approccio approssimativo alla lettura del testo, che questo elaborato sia estraneo al filone che papa Francesco ha inaugurato con le encicliche Laudato si e Fratelli tutti, eppure, proprio partendo da quei testi, il papa si fa carico delle sofferenze degli uomini causate dalle guerre, dalle ingiustizie, dalle violenze, dalle disparità sociali, e, pertanto, propone a ogni persona ferita e sfiduciata, il messaggio dell’amore divino che si china su di noi per consolarci e donarci la salvezza.
Un papa che mette al centro della sua missione la dimensione cristologica cioè l’ annuncio che Cristo Signore e il Suo amore sono per tutta l’umanità; è l’assioma sul quale papa Francesco ha incentrato tutta la sua vita e la sua missione di pastore.
È per questo che egli richiama i fedeli sul significato profondo del cuore, sede dei sentimenti, degli affetti, delle emozioni, degli aspetti più veri e profondi che contraddistinguono l’unicità della persona creata a somiglianza di Dio. È con il cuore che si configura e distingue la spiritualità di ognuno, è il cuore l’ artefice delle relazioni umane e della comunione tra le persone.
Espressioni come “mettersi il cuore in pace”, “avere a cuore”, “aprire il cuore”, “sentirsi stringere il cuore”, “con il cuore in mano”, hanno tutte come elemento in comune il cuore umano con il quale si descrivono le situazioni più personali, più intime, più profonde difronte alle quali ogni persona si confronta ogni istante della propria vita.
E come un contrappasso, oggi viviamo in un mondo che corre a velocità sostenuta, infarcito di tecnologia e algoritmi, che travolge tutto e tutti in nome del profitto e dell’arricchimento personale, privo di umanità e solidarietà, dominato dall’egoismo e dal narcisismo, nel quale latita la dimensione del Cuore cone metodo per governare i rapporti e le relazioni umane, per ricercare e trovare il vero senso della vita, per guardare ogni persona come un fratello, per vivere in armonia nella bellezza del Creato.
Allora è Dio che ci incontra con la Sua tenerezza, vicinanza e compassione per cui, come affermò Santa Margherita Alacoque, “il Cuore è la sede della capacità umana di amare e della più vera identità della persona e del volto di Dio.“
Un Dio fatto uomo, nella cui carne il Redentore fa proprio le nostre fragilità, debolezze, sentimenti, sofferenze e offre a tutti e per tutti il Suo Sacratissimo Cuore come dono dell’ Amore profondo e indefettibile della Trinità.
Un Dio che non ha timore di aprirsi senza condizioni ai Suoi figli, che, come recita il motto del cardinale San John Henry Newman, “Cor ad cor loquitur” ossia “il cuore parla al cuore” e si pone sullo stesso nostro piano, si avvicina senza superiorità, spogliandosi della sua divinità e come padre buono e misericordioso ci dona, senza condizioni, la parte più intima di sé stesso.
Il Sacro Cuore di Gesù è raffigurato circondato da una corona di spine, sormontato da una croce e con fiamme che emanano dall’alto. Questi elementi simboleggiano il sacrificio di Cristo, la sua passione e il suo amore profondo, infervorato e focoso, quell’ardore misericordioso che Gesù Cristo offre gratuitamente a ogni uomo.
Il papa cita Matteo 9,13 “Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”; quello stesso Gesù che, quando tutto sembra perduto, che nessuno si prenda cura di noi, ci guarda e ci scruta con attenzione e affetto fraterno.
Dio ama senza se e senza ma, senza limiti temporali, senza condizioni, donandoci il Suo Figlio ed è in paziente attesa che ogni uomo apra il proprio cuore. È il messaggio che ci accompagnerà in questo anno giubilare, ormai iniziato, da vivere con fede, carità e speranza.