Liberiamoci dalle polveri dell’egoismo e della superbia, l’appello quaresimale di Papa Francesco
di Redazione Sito ·
di Luciano Casolini – 18 Febbraio 2024
Come da secolare tradizione, papa Francesco ha presieduto il rito dell imposizione delle ceneri nella basilica di Santa Sabina all’ Aventino.
L’inizio del percorso quaresimale vuole essere un cammino mano nella mano con Gesù che, attraverso la Sua predicazione, la Sua passione e la Sua resurrezione, ci conduce alla pienezza della nostra condizione umana e alla salvezza nelle mani del Padre.
Nell’omelia Papa Francesco ha ricordato la caducità e la povertà umana che è polvere, miseria, vizio, nullità. Nonostante la vacuità e l’imperfezioni della nostra condizione, l’amore del Creatore, ci viene in soccorso per di più gratuitamente vero agape, ossia amore disinteressato, immenso, smisurato.
La misura divina dell’amore rende preziosa e unica la nostra polvere destinata a svanire, a essere dispersa dal vento, a dissolversi nel nulla. Ma il papa ha anche sottolineato, come proclamato dal vangelo di Matteo, che Dio opera nel segreto , nel nostro interiore, dentro il nostro cuore, senza proclami , annunci e pubblicità.
Dio opera attraverso il suo amore misericordioso dentro la nostra intimità, nei meandri delle nostre contraddizioni, delle nostre miserie e povertà. Egli, che ha fatto assurgere gratuitamente la nostra polvere alla dignità di figli di Dio, ci chiede di lasciare aperta la porta del nostro cuore.
Come papa Francesco ci ricorda e ci sollecita “torniamo al nostro io”, liberandoci dalle incrostazioni e dalle polveri dell’egoismo e della superbia.
Dall’omelia del Santo Padre Francesco per la Messa di Mercoledì 14 Febbraio
Ascoltiamo allora, in questa Quaresima, la voce del Signore che non si stanca di ripeterci: entra nel segreto. Entra nel segreto, ritorna al cuore. È un invito salutare, per noi che spesso viviamo in superficie, che ci agitiamo per essere notati, che abbiamo sempre bisogno di essere ammirati e apprezzati. Senza accorgercene, ci ritroviamo a non avere più un luogo segreto in cui fermarci e custodire noi stessi, immersi in un mondo in cui tutto, anche le emozioni e i sentimenti più intimi, deve diventare “social” – ma come può essere sociale ciò che non sgorga dal cuore? –. Persino le esperienze più tragiche e dolorose rischiano di non avere un luogo segreto che le custodisca: tutto dev’essere esposto, ostentato, dato in pasto alla chiacchiera del momento. Ed ecco che il Signore ci dice: entra nel segreto, ritorna al centro di te stesso. Proprio lì, dove albergano anche tante paure, sensi di colpa e peccati, lì il Signore è disceso, è disceso per sanarti e purificarti. Entriamo nella nostra camera interiore: lì abita il Signore, la nostra fragilità è accolta e siamo amati senza condizioni.
Ritorniamo, fratelli e sorelle. Ritorniamo a Dio con tutto il cuore. In queste settimane di Quaresima diamo spazio alla preghiera di adorazione silenziosa, nella quale rimanere in ascolto alla presenza del Signore, come Mosè, come Elia, come Maria, come Gesù. Ci siamo accorti che abbiamo perso il senso dell’adorazione? Ritorniamo all’adorazione. Prestiamo l’orecchio del cuore a Colui che, nel silenzio, vuole dirci: «Io sono il tuo Dio: Dio di misericordia e di compassione, il Dio del perdono e dell’amore, il Dio della tenerezza e della sollecitudine. […] Non giudicare te stesso. Non condannarti. Non rifiutare te stesso. Lascia che il mio amore tocchi i più profondi e nascosti recessi del tuo cuore e ti riveli la tua stessa bellezza, una bellezza che hai perso di vista, ma che ti diventerà nuovamente visibile nella luce della mia misericordia». Il Signore ci chiama: «Vieni, vieni, lascia che io possa asciugare le tue lacrime e lascia che la mia bocca venga più vicino al tuo orecchio e ti dica: Io ti amo, ti amo, ti amo» (H. Nouwen, In cammino verso l’alba, Brescia 1997, 233). Noi crediamo che il Signore ci ama, che il Signore mi ama?
Fratelli e sorelle, non abbiamo paura di spogliarci dei rivestimenti mondani e di tornare al cuore, ritornare all’essenziale. Pensiamo a San Francesco, che dopo essersi spogliato abbracciò con tutto sé stesso il Padre che è nei cieli. Riconosciamoci per quello che siamo: polvere amata da Dio, chiamata a essere polvere innamorata di Dio. Grazie a Lui rinasceremo dalle ceneri del peccato alla vita nuova in Gesù Cristo e nello Spirito Santo.