Presentazione del Signore: la luce irrompe nel Tempio
di Redazione Sito ·
di Elle – 2 Febbraio 2024
Nel quarantesimo giorno dal Santo Natale la Chiesa celebra la festa della Presentazione al Tempio, una festa di luce fin dai primi secoli dell’era cristiana, in cui la Vergine Maria offre il figlio all’Eterno Padre e il Bambino Gesù viene riconosciuto come Messia da due anziani vegliardi.
«Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore» (Luca 2,22-24). È dunque alla fedeltà verso la legge mosaica, tramandataci dall’Esodo e dal Levitico, che si richiama questo atto rituale compiuto dai genitori di Gesù, che consisteva nel riscatto del primogenito e nella purificazione della puerpera dal sangue perduto durante il parto.
Si dimostrano fedeli a questa antica prescrizione e si sottopongono ad essa anche Gesù e la Madonna, il Figlio di Dio e l’Immacolata, la Vergine tutta santa. Sono l’obbedienza alla volontà di Dio, la sottomissione alla sua Legge e l’umiltà di fronte alle autorità a guidare la Santa Famiglia nel Tempio dove si sarebbe celebrato l’incontro tra Gesù, simbolo della Nuova Legge, con il vegliardo Simeone e la profetessa Anna, due figure che in qualche modo riassumono tutte le speranze dell’antico Israele.
Ed è così proprio nel Tempio, il luogo santo per eccellenza, il centro rituale del culto divino, che fa il suo ingresso il Signore, il Messia a lungo atteso, il Verbo incarnato, Colui che è stato a compiere le attese dei profeti e ad avverare le promesse divine. Egli è il Salvatore, del quale già nel Protovangelo leggiamo che avrebbe schiacciato il capo del serpente antico: nel Santo dei Santi prende così posto Colui che è la Legge stessa.
E non è solo la Vergine Maria a purificarsi, ma il Tempio stesso viene purificato a sua volta, e con esso il popolo eletto, da parte dell’Agnello senza macchia. Ci ricorda il profeta Malachia: «Entrerà il Signore nel suo Tempio, purificherà i figli di Levi perché possano offrire un’oblazione secondo giustizia. E così l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore» (cfr. Malachia 3,1-4). Quanto avviene nel Tempio è solo un anticipo di un’altra “teofania di luce”, quella che avverrà sulla cima del monte Tabor, dove toccherà proprio alla Legge e ai Profeti (rappresentati rispettivamente da Mosè ed Elia) attestare di fronte ai testimoni, gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, che il loro rabbi è davvero il “Dio-con-noi”, quel Messia promesso per salvare e redimere il suo popolo.
È sempre utile e salutare attingere all’insegnamento di papa Benedetto XVI, alla sapiente capacità che egli aveva di spiegarci, con la semplicità che gli era propria, la Parola di Dio. A questo riguardo egli così scriveva qualche anno or sono: «È importante osservare che per questi due atti – la purificazione della madre e il riscatto del figlio – non era necessario andare al Tempio. Invece Maria e Giuseppe vogliono compiere tutto a Gerusalemme e san Luca fa vedere come l’intera scena converga verso il Tempio e quindi si focalizzi su Gesù che vi entra. Ed ecco che, proprio attraverso le prescrizioni della Legge, l’avvenimento principale diventa un altro, cioè la “presentazione” di Gesù al Tempio di Dio, che significa l’atto di offrire il Figlio dell’Altissimo al Padre che lo ha mandato». Ed è così che la promessa del Messia si realizza e trova attuazione nella libera offerta di se stesso che il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, offre al Padre suo e nostro per la redenzione dell’umanità caduta a causa delle colpe antiche. È così che Egli si rivela come quella «salvezza di Dio preparata davanti a tutti i popoli», per usare le profetiche parole che lo Spirito ispira al vegliardo Simeone.
Già in questo giorno di festa, si prefigura infatti il Calvario, e con esso il sacrificio salvifico della Croce e il dolore che avrebbe causato proprio a Colei che stringeva fra le braccia il Bambino Gesù, come su un trono regale, cioè la Beata Vergine. «Anche a te una spada trafiggerà l’anima», le parole profetiche rivolte alla Madonna da Simeone che preannunciano lo strazio del Venerdì Santo.
Venne infatti la luce ma gli uomini le preferirono le tenebre. E così siamo come trasportati da queste parole fino al Golgota, sotto la croce di Gesù. E li troviamo ancora una volta proprio Maria Santissima, così intimamente legata alla vita e alla missione di Gesù da essere a sua volta partecipe, anche se non fisicamente, delle sue sofferenze, “con-patendo”, cioè, patendo insieme a Lui.
In questo giorno di luce e di gioia, nel cuore del buio e freddo inverno, siamo a nostra volta invitati a far sì che la felicità del nostro cuore diventi preghiera, come ci ricorda Origene, uno dei più grandi scrittori cristiani dei primi secoli, con questo invito: «Simeone non era venuto al tempio per caso, ma mosso dallo Spirito di Dio. Anche tu, se vuoi tenere in braccio Gesù e stringerlo tra le mani, se vuoi essere degno di essere liberato dalla prigione, dedica ogni sforzo per essere condotto dallo Spirito e venire al tempio di Dio. Ecco, ora tu sei nel tempio del Signore Gesù, cioè nella sua Chiesa; questo è il tempio costruito di pietre vive».
