IV Domenica di Quaresima (Laetare): L’essenziale è il grande amore di Dio per il mondo
di Redazione Sito ·
Commento al Vangelo di Padre Ermes Ronchi – 09 Marzo 2024
Anno B. Letture: 2 Cronache 36,14-16.19-23; Salmo 136; Efesini 2,4-10; Giovanni 3, 14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». (…)
Si è appena conclusa la scena irruente, fragorosa di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio. A Gerusalemme, capi e gente comune tutti parlano della novità di quel giovane rabbi. Ora, da quella scena clamorosa e sovversiva si passa a un vangelo intimo e raccolto. Nicodemo ha grande stima di Gesù e vuole capire di più, ma non osa compromettersi e si reca da lui di notte. Prima sorpresa: quel Gesù che dirà «il vostro parlare sia sì sì, no no», rispetta la paura di Nicodemo, non si perde nei limiti della sua poca coerenza, ma mostrando comprensione per la sua debolezza, lo trasforma nel coraggioso che si opporrà al suo gruppo (Gv 7,50) e verrà al tramonto del grande venerdì (Gv 19,39) a prendersi cura del corpo del Crocifisso. Quando tutti i coraggiosi fuggono, il pauroso va sotto la croce, portando trenta chili di aloe e mirra, una quantità in eccesso, una eccedenza di affetto e gratitudine.
Gesù trasforma. È una via tutta nuova, per noi che i maestri dello spirito hanno sempre stretto nell’alternativa: coraggio o viltà, coerenza o incoerenza, resistenza o debolezza, perfezione o errore. Gesù mostra una terza via: il rispetto che abbraccia l’imperfezione, la fiducia che accoglie la fragilità e la trasforma. La terza via di Gesù è credere nel cammino dell’uomo più che nel traguardo, puntare sulla verità umile del primo passo più che sul raggiungimento della meta lontana. Maestro dei germogli.
In quel dialogo notturno Gesù comunica, in poche parole, l’essenziale della fede: Dio ha tanto amato il mondo… è una cosa sicura, una cosa già accaduta, una certezza centrale: Dio è l’amante che ti salva. Parole decisive, da riassaporare ogni giorno e alle quali aggrapparci sempre. Dovete nascere dall’alto: io vivo delle mie sorgenti, ed ho sorgenti di cielo da ritrovare. Allora potrò finalmente nascere a una vita più alta e più grande, e guardare l’esistenza da una prospettiva nuova, da un pertugio aperto nel cielo, per vedere cosa è effimero e cosa invece è eterno. Quello che nasce dallo Spirito è Spirito. E la notte si illumina.
Chi è nato dallo Spirito non solo ha lo Spirito ma è Spirito. Non solo è tempio dello Spirito, ma è della stessa sostanza dello Spirito. Ogni essere genera figli secondo la propria specie, le piante, gli animali, l’uomo e la donna. Ebbene, anche Dio genera figli secondo la specie di Dio. E non c’è maiuscolo o minuscolo nei testi originari: maiuscolo per lo Spirito di Dio, la sua forza generante, minuscolo per lo spirito dell’uomo generato. Non si riesce a distinguere se “spirito” si riferisca all’uomo o a Dio. Questa confusione è straordinaria. Una bellissima rivelazione: tu, rinato dallo Spirito, sei Spirito.