Alla scoperta dei Miracoli eucaristici: Lanciano (750)
di Redazione Sito ·
di Luciano Casolini – 11 Luglio 2024
Continua il viaggio alla scoperta di alcuni dei numerosi miracoli eucaristici avvenuti nel nostro Paese. Questo secondo episodio è dedicato al primo miracolo avvenuto in ordine conologico, quello di Lanciano (750). Clicca qui per recuperare le puntate precedenti.
2. Il Miracolo eucaristico di Lanciano (750)
Ci pregiamo, oggi, di ricordare ai nostri lettori il miracolo Eucaristico di Lanciano, in Abruzzo, del quale si hanno le prime notizie nel 1574, pur essendo accaduto otto secoli prima, intorno agli anni compresi tra il 730 e il 750. Pertanto è il primo miracolo Eucaristico che la storia della Chiesa ricordi.
In un altro documento del 1631 si può apprendere che un monaco basiliano, ossia appartenente all’ordine che si ispira alla regola di San Basilio, era “non ben fermo nella fede, letterato nelle scienze del mondo, ma ignorante in quelle di Dio; andava di giorno in giorno dubitando se nell’ostia consacrata vi fosse il vero Corpo di Cristo e così nel vino vi fosse il vero Sangue“.
Altro non è dato di conoscere, forse quel monaco, di rito orientale, si era rifugiato sulle coste abruzzesi per sfuggire alle persecuzioni religiose che flagellavano l’Asia Minore, patria natia di San Basilio, vescovo di Cesarea in Cappadocia.
Siamo negli anni dell’Alto Medioevo, periodo caratterizzato dal declino dell’Occidente, che già da tre secoli, dopo la caduta dell’Impero Romano, è sconvolto dalle invasioni barbariche, dalla spopolamento, soprattutto dei centri urbani e dal crollo repentino delle condizioni sociali, economiche dovute a carestie, pestilenze, distruzioni e guerre.
Anche la Chiesa conosce la sua crisi che si manifesta con il fenomeno della iconoclastia, ossia contro l’uso e il culto delle sacre immagini che culminò sotto l’imperatore Leone III Isaurico. La rappresentazione di Cristo è una proclamazione dell’Incarnazione, dogma centrale del Cristianesimo: l’iconoclastia, quindi, venne condannata in quanto eresia cristologica.
In questo contesto quel monaco, tormentato dai dubbi sulla reale presenza di Cristo nel Pane consacrato, appena ebbe pronunciato le parole della Consacrazione, ebbe il singolare privilegio di vedere l’Ostia trasformarsi in un pezzo di carne e il vino tramutarsi in sangue, che si coagulò nel calice in cinque grumi di diverse dimensioni.
Attualmente le sacre reliquie sono conservate nell’ostensorio e nel calice in cristallo di scuola napoletana realizzati nel 1713, nella chiesa di San Francesco a Lanciano.
Nel marzo 1971, l’arcivescovo di Lanciano monsignor Perantoni, confortato dal parere della Santa Sede, autorizzò che le sacre reliquie fossero sottoposte a esami medico scientifici. Fu appurato che la carne dell’Ostia è tessuto miocardico, che i grumi di sangue sono di vero sangue umano, gruppo AB, come quello della Sacra Sindone, con la presenza di proteine e minerali in quantità non dissimili dal sangue umano fresco.
Il divino amore e la provvidenza misericordiosa di Dio si erano chinati sulla fragilità di quel monaco, lo avevano preso per mano, gli avevano spalancato gli occhi, lo avevano rassicurato, gli avevano concesso quell’inestimabile privilegio che fu tramandato nei secoli anche a tutti noi. Segno indelebile e indefettibile dello sconfinato amore di Dio.