Il Padre Nostro – Preghiera dei figli (1a parte)
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Il Padre Nostro - Preghiera dei figli (1a parte)
Che cosa è la preghiera - "Quando pregate dite così" (Luca 11,2)
"Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo gettato verso il cielo, è un grido di riconoscenza e di amore nella prova come nella gioia" - (Santa Teresa di Gesù Bambino)
Mirabile sintesi, questa, che fa della preghiera il vero collegamento nostro con Dio. Ed è un dono. Un dono totalmente gratuito che ha il suo fondamento nell'umiltà con cui noi dobbiamo disporci per ricevere questo dono, perché "l’uomo è mendicante di Dio".
Come il pubblicano che si ferma a pregare in fondo al tempio, ma che torna a casa completamente giustificato. Ed anche se a volte, come dice san Paolo, nemmeno sappiamo cosa sia conveniente domandare, pur ci accorgiamo che la preghiera è l’acqua che ci fa vivere.
Allora andiamo a cercare questa acqua presso quei pozzi dove Cristo incontra ogni essere umano. Perché Egli per primo ha sete. È la sete di un Dio che ci vuole, ci desidera e in un certo qual modo "pretende" che andiamo da Lui. Dio ha sete che abbiamo sete di Lui (Catechismo della Chiesa Cattolica 2560). "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: dammi da bere, tu l’avresti pregato ed egli ti avrebbe dato acqua viva" (Giovanni 4, 10).
Perché egli è veramente acqua viva che disseta lo spirito. Non come l’acqua che, sgorgando dalla roccia percossa dal bastone di Mosè, dissetò gli Ebrei nel deserto durante il viaggio verso la Terra Promessa. Non come l’acqua di Cana trasformata in vino. Non come l’acqua del battesimo di Giovanni nel fiume Giordano.
Questa è l’acqua che esce dal costato di Cristo percosso dalla lancia del legionario e che si tramuta in un fiume di acqua benedetta. È l’acqua del nostro battesimo in Cristo, delle nostre rinunce e delle nostre promesse. È l’acqua che da discepoli ci trasforma in annunciatori della Buona Novella, perché finalmente abbiamo ripulito dal fango la nostra sorgente, ora finalmente alimentata dall'acqua di Cristo. "Qui credit in me flumina de ventre eius fluent aquae vivae" (Origene). Fiumi di acqua viva fluiscono dal ventre di chi crede in me.
E la preghiera è co-fattrice di questa purificazione. Perché la preghiera è all'origine stessa di tutte le cose. Essa nasce con la Creazione. Dio chiama alla vita l’umanità (maschio e femmina li creò).
E in questa umanità, nata ad immagine e nella gloria di Dio, anche dopo aver perduto tale somiglianza a causa del peccato, rimane comunque il desiderio verso chi l’ha creata. E se l’umanità a volte dimentica il suo Creatore o cerca di nascondersi ad esso («… allora l’uomo e la sua donna si nascosero dalla vista del Signore Iddio tra gli alberi del giardino»), Egli non desiste e la cerca («Ma il Signore Iddio chiamò l’uomo: "Dove sei?"» Genesi 3, 8-9).
Ed è questo un accorato richiamo alla preghiera. Perché Dio è fedele. Sempre. Dio chiama e l’umanità risponde. Dio si rivela e l’umanità inizia a comprendere se stessa e chiede a Dio di capire ancora di più.
È questa l’essenza della preghiera. Un richiamo reciproco fra Dio e l’umanità, fra Creatore e creatura. Una chiamata che diventa alleanza. L’alleanza che segna la strada della promessa di salvezza per tutti.
Allora la preghiera diviene anche la preghiera della fede. È quindi la prova che crediamo in Dio ed alla sua fedeltà nel mantenere quella promessa. Ed il primo, fra tutti, a pregare, è proprio il Figlio di Dio diventato figlio della Vergine e quindi uomo. I vangeli ce lo ricordano. Gesù si ritira spesso a pregare. Egli prega e massimamente lo fa prima delle decisioni che segnano il suo cammino. Nel giorno del suo battesimo ed in quello della trasfigurazione e prima di scegliere gli Apostoli. E prega nel momento cruciale della sua missione nell'orto dei Getsemani.
È questo l’inizio della preghiera sacerdotale di Gesù, che si concluderà con gli ultimi istanti sulla croce. Gesù è la vittima sacrificale e come Isacco egli porta la legna per il sacrificio. Ma egli è anche il sacerdote di questo sacrificio, immolando scientemente se stesso, come uomo e come Dio, per la salvezza di tutti noi. "Padre, se vuoi allontana da me questo calice, però non la mia, ma la tua volontà sia fatta" (Luca 22, 42). E nel momento supremo, nelle ultime parole in cui la preghiera ed il volontario sacrificio divengono una sola cosa.
- "Padre, … non … la mia, ma la tua volontà"
- "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno"
- "In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso"
- "Donna ecco tuo figlio … Ecco tua Madre"
- "Ho sete"
- "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?"
- "Tutto è compiuto"
- "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Catechismo della Chiesa Cattolica 2605)
Dalla preghiera della creazione alla preghiera della salvezza. E il Padre ascolta la preghiera del Figlio e la esaudisce nel giorno della resurrezione. È questo il giorno della vittoria sulla morte ed il trionfo della salvezza attraverso questa drammatica preghiera di Gesù che san Paolo così bene rende nella lettera agli Ebrei:
"Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà, pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza delle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono" (Ebrei 5, 7-9).
La salvezza è raggiunta e per merito e volontà sua siamo giustificati. Rinasciamo in Cristo, con Cristo, per Cristo. La preghiera diviene allora un inno di gioia e di ringraziamento. Fratelli di Cristo e per suo tramite figli di Dio, facciamo della preghiera il fondamento della nostra fede.
È davvero la preghiera del figlio che crede nel Padre. Non per chiedere ciò che forse nemmeno sappiamo, non per ringraziare di qualcosa che crediamo di aver ottenuto. È un dialogo dei figli col Padre; è un raccontare se stessi a chi è sempre pronto ad accogliere a braccia aperte, a perdonare, ad indicare la via. Deus Caritas est. È il Dio dell’Amore. È il Dio della luce Eterna.
"Quale nei plenilunii sereni
Trivia ride tra le ninfe etterne
Che dipingon lo ciel per tutti i seni,
vidi sopra migliaia di lucerne
un sol che tutte quante l’accendea,
come fa ‘l nostro le viste superne
e per la viva luce trasparea
la lucente sustanza tanto chiara
nel viso mio, che non la sostenea"
(Divina Commedia – Paradiso XXIII, 25-33)
Domenico Bergonzi