Papi a Piacenza – Pio VI, il prigioniero di Napoleone (1799)
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Papi a Piacenza – Pio Vi, il prigioniero di Napoleone (1799)
Ripercorriamo in questa rubrica i vari incontri che i Piacentini hanno avuto con “il vicario del Dolce Cristo in Terra”, attraverso un’interessante serie di articoli del prof. Fausto Fiorentini, docente e giornalista, pubblicati a partire dal 4 marzo 1988 sul quotidiano Libertà. Gli articoli sono tratti dall’Archivio storico del quotidiano liberamente consultabile a questo indirizzo Teche digitali Passerini Landi.
L’ottava visita papale a Piacenza si inserisce in un capitolo nero della storia del papato e della cristianità in genere. Nella primavera del 1799 transita e sosta nel Piacentino il convoglio che porta in Francia Pio VI, fatto prigioniero da Napoleone.
Gian Angelo Braschi viene eletto papa, col nome di Pio VI, il 15 febbraio 1775. Sono gli anni del giurisdizionalismo in cui gli Stati europei si battono per diminuire l’autorità del papato mentre in Francia e in Austria stanno prendendo piede le chiese nazionali. Papa Braschi, originario di Cesena, vede l’avvio del suo pontificato sotto molte pressioni esterne e non sempre riuscirà a contenerle sia per il suo carattere indeciso sia per l’oggettiva difficoltà dei tempi. Tra l’altro sul suo cammino incontrerà anche la rivoluzione francese, ma anche l’imperatore d’Austria Giuseppe II gli crea problemi: cercherà inutilmente di convincerlo con un viaggio a Vienna. Più fortuna avrà con riforme interne, con la bonifica di alcune paludi e con le arti di cui è un fervente sostenitore.
L’Italia, intanto, cade sotto l’influenza di Napoleone che il 20 febbraio 1799 dichiara decaduto il Papa e lo fa arrestare e deportare in Francia. L’incontro con i piacentini avvenne durante questo viaggio. Stanco e ammalato, l’ottantaduenne pontefice giunge a Piacenza il 15 aprile, lunedì, proveniente da Parma. Per ospitare l’anziano ospite, febbricitante, a due passi dal coma, viene predisposto il monastero di San Sisto ma poi si decide per il Collegio di San Lazzaro Alberoni.
Il convoglio, composto da otto carrozze e da diversi carri, giunge verso le ore 13, in una giornata nebbiosa. Nella carrozza del Papa vi sono due prelati; tra il seguito anche un piacentino, padre Gian Pio Ramera, francescano già del convento di Santa Maria di Campagna. Vi sono anche alcuni soldati di scorta comandati dal capitano francese Morgen. Il vecchio Pontefice sta male. A fatica viene posto su una poltrona e portato a braccia nell’appartamento del cardinale.
Il programma è di proseguire il giorno seguente per Castelsangiovanni ma bisogna attraversare il Trebbia, senza ponte e ingrossato dalle recenti piogge. Il capitano Morgen, dopo aver parlato col comandante della piazza piacentina, decide di prendere la strada di Milano. La mattina del 16 aprile, martedì, il convoglio lascia San Lazzaro verso le otto, passa sulla strada esterna alle mura da porta San Lazzaro a porta Borghetto e supera il fiume su un ponte di barche pagando regolarmente il pedaggio.
In terra lombarda si fa però concreto il pericolo di essere catturati dagli austro – russi e Morgen decide di tornare a Piacenza. Qui, però, non è più possibile evitare il popolo che nel frattempo si affolla attorno al Papa. Solo l’intervento di un reparto armato permette ai francesi di poter rientrare a San Lazzaro dove giungono verso le ore 13. Pio Vi, dopo un leggero pasto, viene messo a letto.
Morgen non si sente sicuro e vuole ripartire, tentando però un’altra via. Dopo momenti di incertezza, il capitano francese, anche rinfrancato dalle ultime schiarite che hanno alleggerito i fiumi, decide di partire alla volta di Castelsangiovanni. Il convoglio si rimette in strada alle ore 3 di notte del 17 aprile, mercoledì, e alle prime luci dell’alba è sulle sponde del Trebbia.
Per superare la corrente vi è uno zatterone e poi delle assi malsicure. Un carro ed un conducente finiranno in acqua, la stessa carrozza papale corre seri pericoli ma finalmente tutti i mezzi raggiungono la sponda sinistra. Nella cittadina della Val Tidone il Papa viene accolto dall’arciprete e dal capitolo. Il mattino seguente, 18 aprile, il convoglio si rimette in marcia e, prendendo la strada di Voghera, esce definitivamente dal nostro ducato. Pio VI morirà a Valence nel Delfinato il 29 agosto dello stesso anno.
Fausto Fiorentini – Libertà, Sabato 23 Aprile 1988
Bravi,un’emozionante frammento di storia.Credo che mio trisavolo Giovanni ,barcaiolo,abbia aiutato x l’attraversamento della Trebbia