San Biagio 2018, il rito della benedizione della gola durante le celebrazioni nel giorno dedicato al Santo
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
San Biagio 2018, il rito della benedizione della gola durante le celebrazioni nel giorno dedicato al Santo
Nonostante il trascorrere degli anni e l'avvicendarsi delle generazioni non accenna ad affievolirsi la venerazione popolare nei confronti di San Biagio, vescovo armeno invocato come protettore contro le malattie della gola e i malanni tipici della stagione invernale. È senza dubbio una delle devozioni più sentite e radicate per tutti i fedeli della nostra parrocchia, che ancora una volta hanno affollato la chiesa in occasione delle due sante messe celebrate in onore del santo nella giornata di ieri, sabato 3 febbraio.
Nel corso della santa messa delle ore nove di mattina, il nostro parroco don Mauro, rivestito dei paramenti di colore rosso, simbolo del sangue versato dal santo col suo martirio, ha effettuato la tradizionale benedizione della gola per intercessione di San Biagio con le candele benedette il giorno prima, venerdì 2 febbraio, in cui ricorreva la festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Il rito della benedizione della gola, sempre molto sentito e atteso, si è ripetuto anche durante la santa messa prefestiva del pomeriggio, durante la quale il nostro parroco è stato affiancato dal diacono Claudio Fervari. Entrambe le celebrazioni sono state accompagnate dai canti eseguiti da alcuni cantori del Coro "La Torre".
Dopo aver esposto brevemente la storia del santo, don Mauro si è rivolto ai fedeli che gremivano la chiesa per ricordare che «il corpo e lo spirito hanno bisogno di alimentarsi con la Parola di Dio e la preghiera quotidiana» e «la salute non deve essere fine a se stessa, ma deve servirci per annunciare il Vangelo», come narrato nella liturgia del giorno, che racconta della guarigione della suocera di Pietro (Marco 1, 29-31). La salute, ha proseguito don Mauro, «deve essere messa a disposizione degli altri e spesa non a vantaggio nostro ma del nostro prossimo. Anche la benedizione della gola, da noi ottenuta grazie a San Biagio che intercede per noi presso il Signore, vuole essere un invito a benedire, ossia a dire bene, a parlare bene del nostro prossimo. Se non possiamo parlare bene del prossimo, è meglio stare in silenzio», ha concluso don Mauro ricordando alcune esperienze personali.
Come da consolidata tradizione, presso un banchetto allestito in fondo alla navata centrale della nostra chiesa, sono stati invece venduti da alcune gentili signore i cosiddetti "panini di San Biagio", parliamo ovviamente dei gustosi biscotti preparati dalle cuoche della nostra parrocchia. Anche quest'anno, come peraltro avviene tutti gli anni, i sacchetti contenenti i famosi biscottini sono andati letteralmente a ruba. Si tratta di uno dei tanti provvidi doni spirituali e materiali lasciati da monsignor Silvio Losini alla nostra comunità parrocchiale, dato che fu proprio monsignor Losini ad introdurre negli anni Cinquanta questa bella usanza nella nostra parrocchia, importandola dalla parrocchia di Besenzone, dove questi biscottini si producono fin dal lontano 1920.
San Biagio, una breve storia. - Nonostante la grande venerazione che i fedeli gli riservano, non si conosce molto della storia di questo santo. Secondo quanta narra la tradizione era vescovo della città di Sebaste (Armenia), e fu martirizzato intorno al 316 durante il regno dell'imperatore Licinio, tre anni dopo l’editto di Milano con cui Costantino aveva concesso libertà di culto ai cristiani in tutto l’Impero. La sua morte è probabilmente dovuta al dissidio scoppiato tra gli imperatori Costantino e Licinio, che governava sull’Oriente, un conflitto che si concluse solo nel 325 con la definitiva vittoria di Costantino e della religione cristiana. San Biagio finì quindi vittima di qualche persecuzione locale, ordinata forse da qualche governatore troppo zelante, con conseguente uccisione di vescovi, distruzione di chiese e condanne dei cristiani ai lavori forzati.
Anche per San Biagio sono fioriti numerosi i tradizionali racconti agiografici che vogliono soprattutto stimolare la pietà e la devozione popolare, racconti ricchi di vicende prodigiose e miracolose ma purtroppo non verificabili. Per aver miracolosamente liberato un bambino da una spina o lisca che gli si era ficcata in gola, il vescovo Biagio è diventato il santo protettore contro i mali della gola e dei medici laringoiatri. Molto diffusa, nel giorno della sua festa, il rito della benedizione della gola compiuta con due candele incrociate (usanza derivata dal miracolo della spina e dalla vicinanza con la Candelora). Sempre nel giorno della sua festa e allo stesso scopo si fabbricano e si mangiano, per devozione, i "panini di San Biagio", mentre a Milano è consuetudine mangiare una fetta di panettone appositamente conservata dal giorno di Natale.
Poiché tra gli strumenti con cui fu torturato la tradizione indica soprattutto i pettini di ferro, il Santo è stato scelto come protettore dei cardatori di lana e dei tessitori. Il corpo di Biagio venne deposto nella sua cattedrale di Sebaste, ma nel 732 una parte delle spoglie venne imbarcata da cristiani armeni alla volta di Roma. Una tempesta interruppe però il loro viaggio a Maratea, sulle coste della Basilicata. Qui le sue reliquie vennero accolte dai fedeli in una chiesetta che in seguito si trasformerà nell'attuale basilica sull’altura attualmente nota come Monte San Biagio, sulla cui vetta fu eretta nel 1963 la grande statua del Redentore, alta 21 metri.