Due brevi riflessioni per… un Natale lungo un anno
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Due brevi riflessioni per... un Natale lungo un anno
La contemplazione e la celebrazione del Santo Natale non può limitarsi a poche ore di festa esteriore e neppure a pochi giorni di vacanza, segnati dai buoni sentimenti. La gioia che ci ha suscitato il mistero dell'Incarnazione deve essere per noi costante motivo di fiducia e speranza, fonte inesausta di letizia. Due brevi riflessioni per meditare ancora una volta sul grande mistero che insieme alla Chiesa tutta abbiamo celebrato e vissuto in questi giorni e che deve durare un anno intero nel nostro cuore e nella nostra vita. Buona lettura, per chi vorrà!
Colui che governa le stelle viene allattato al seno, la gioia del Cielo piange, Dio si è fatto uomo, il Creatore si è fatto creatura. Il ricco diviene povero, la divinità si incarna, la maestà si sottomette, la libertà si lascia imprigionare, l’eternità si fa tempo, il padrone si fa servo, la verità diviene imputato, il Giudice è giudicato, la giustizia condannata, il Signore è flagellato, la potenza è legata da funi, il Re è coronato di spine, la salvezza viene ferita, la Vita muore. (Venerabile Fulton John Sheen)
Alcuni anni fa ebbi modo di ascoltare, durante un'omelia, una frase riguardante il Natale, ispirata a Sant'Agostino, che così proclamava: l'Eternità si fa tempo. I concetti di Eternità e tempo sono in contraddizione l'uno con l'altro, una immutabile, ferma, stabile, l'altro dinamico, in divenire, all'interno di un qualcosa. Mi colpì e tuttora mi stupisce l'affermazione nella quale i due sostantivi sono uniti da un verbo che indica l'azione, il muovere, il procedere.
Colui che è fuori dal tempo entra nella nostra storia, si spoglia della regalità divina e assume le sembianze umane, non avendo vergogna di entrare in contatto con le nostre fragilità, i nostri difetti e le nostre contraddizioni. Dio fatto uomo discende fra di noi con umiltà e discrezione nei nostri inferi, nei nostri abissi, si fa compagno delle nostre paure e delle nostre ansie.
Nelle piccole mani del Bambino della mangiatoia, Dio incarnato, il nostro cuore ci conduce con gioia e misericordia e con forza ci sussurra "non temere, il buio è illuminato, il freddo è riscaldato, il grigiore è colorato". Anche oggi in questo mondo dilaniato dalle guerre, dalle prevaricazioni dalla privazione della dignità per tante persone Dio umilmente abbandona l'Eternità e scende tra di noi a camminare, a soffrire, a condividere le nostre povere esperienze di questo mondo.
Luciano
Nessuno sia escluso dal partecipare a tanto giubilo, perché a tutti è comune il motivo della gioia: il nostro Signore, distruttore della morte e del peccato, siccome non ha trovato nessuno libero da colpa, così è venuto a liberare tutti. Esulti il santo, perché si avvicina alla palma. Goda il peccatore, perché è invitato al perdono. Si faccia animo il pagano, perché è chiamato alla vita. (San Leone I Magno, pontefice)
Sono ormai passati molti secoli da quella notte di Natale in cui uno dei più grandi Papi del passato, San Leone Magno, ebbe a pronunciare queste parole, eppure esse non hanno perduto affatto un grammo della loro attualità. La gioia, quella gioia grande e vera annunciata dall'angelo ai pastori e da un misterioso astro ai Magi, si riverbera sempre, in ogni epoca e per ogni uomo, nell'intimo del cuore di tutti coloro che si mettono in ascolto del Signore. Essa ci richiama a quella capanna, dove umili e sapienti, ricchi e poveri, giudei e stranieri poterono adorare il Signore, il Dio fatto Bambino.
Questa gioia, ci ricorda il grande papa Leone, è anche un invito a perservare nella fede, a chiedere perdono per le nostre mancanze, a tornare a Dio con tutto il cuore. Nessuno è escluso da questa gioia che tutti coinvolge e tutti invita, illuminando con la dolcezza del Suo amore le tenebre delle nostre vite.
L’esempio luminoso offertoci dai pastori e dai Magi ci dimostra che è nella semplicità del cuore che troviamo Dio. A questo riguardo, scrivendo della sapienza che risiede nel cuore, così scrisse Antoine de Saint-Exupèry: "Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi". Tutto qui sta il grande mistero del Natale, un mistero insondabile del cuore di Dio, un cuore che ha amato così tanto l’uomo, l'essere che ai primordi ha plasmato dal fango, da fare l’impensabile per salvarlo: fino a diventare uomo per morire per noi.
Luca T.