Una giornata particolare: a mezzogiorno sulla via per Damasco
di Redazione Sito ·
Una giornata particolare: a mezzogiorno sulla via per Damasco
La conversione di Paolo, l'Apostolo delle Genti
Non si nasce santi, si diventa santi. Forse può sembrare uno slogan eppure è la verità. Si diventa santi giorno dopo giorno, vivendo concretamente il Vangelo tra le gioie e i dolori della vita, a volte con fatica, a volte con slancio, cercando di superare i limiti e le fragilità della nostra natura umana. La chiamata alla santità è un invito che il Signore rivolge a tutti, perché la santità è per tutti, non solo per alcuni. In fondo la vera chiamata dei figli di Dio è proprio questa: farsi santi, proprio come il nostro Signore Dio è santo, il Santo per eccellenza. Anche alcuni dei Santi che veneriamo hanno vissuto dei momenti che potremmo definire "speciali", in cui la Grazia vivificante ha fatto irruzione nelle loro vite, momenti che hanno radicalmente convertito il loro cuore e cambiato il loro cammino, trasfigurando le loro esistenze a somiglianza a quella di Cristo, a volte condividendone la sorte fino al martirio. Ecco la cronaca di una di quelle che potremmo definire una giornata particolare.
Io vivo nella fede del Figlio di Dio,
che mi ha amato e ha dato se stesso per me.
(Galati 2,20)
"Folgorato sulla via di Damasco", questo modo di dire tra i più celebri deriva proprio dall’esperienza occorsa ad uno dei santi più famosi e venerati, l’apostolo Paolo. Fu proprio sulla strada che conduceva a Damasco, infatti, che il Signore decise di irrompere nella vita di quello che era allora noto come Saulo di Tarso, un ebreo della tribù di Beniamino, che si era distinto nei primi anni successivi alla morte di Gesù come uno dei più decisi persecutori dei primi Cristiani.
L’intervento della Grazia cambiò radicalmente l’esistenza di Saulo, ai cui piedi avevano posato i loro mantelli coloro che avevano lapidato Stefano. E in effetti il sangue del protomartire Stefano non scorse invano, né vana fu l’ultima preghiera da lui pronunciata davanti ai suoi aguzzini. Anche se Saulo, originario di Tarso, nella lontana Cilicia, non aveva mai conosciuto Cristo nella sua vita terrena, venne da Lui personalmente scelto e chiamato alla sua sequela, associato alla sua missione proprio come i primi Apostoli, umili pescatori del lago di Genezareth. Una chiamata che porterà Paolo ad annunciare il Vangelo in gran parte del mondo antico, fino a testimoniare nell’Urbe, coll’effusione del proprio sangue, la sua intima adesione al Signore.
Fu una giornata particolare quella che visse Paolo, fu una giornata di grazia quella che visse la Chiesa, che aggiunse al suo numero di Santi e di futuri Martiri un nuovo campione. Era diretto a Damasco in quel giorno lontano l’ebreo Saulo, una grande città commerciale della Siria dove si era stabilita una ricca comunità ebraica. Non era un viaggio di piacere il suo, aveva un compito ben preciso da svolgere ed era intenzionato a farlo con scrupolo: le lettere per le sinagoghe di Damasco che aveva ricevuto dal sommo sacerdote lo autorizzavano infatti «a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo» (Atti 9,2).
A raccontare tra le sue pagine questa prodigiosa conversione è il libro degli Atti, scritto dal medesimo autore del terzo Vangelo, l’evangelista Luca. Ci sono tre diverse versioni di questo racconto negli Atti, con qualche insignificante variazione di dettaglio. Era verso mezzogiorno, racconterà in seguito lo stesso Paolo nel suo discorso al popolo di Gerusalemme, quando egli veniva improvvisamente investito da una luce abbagliante che lo rese cieco e cadde rovinosamente a terra. Nel mentre udì una voce che diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". E lui chiese alla misteriosa voce: "Chi sei, o Signore?"; e la voce: "Io sono Gesù che tu perseguiti. Orsù alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare" (cfr. Atti 9, 3-7).
I compagni aiutarono Saulo a raggiungere Damasco, conducendolo per mano in un’abitazione posta sulla strada Diritta, la principale via della città. Qui, mentre privo della vista meditava su quanto gli era accaduto, Paolo ricevette la visita di un certo Anania, un uomo devoto, che osservava la legge. Fu costui a confermare a Paolo che il Signore, "il Dio dei nostri padri", lo aveva predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto, ad ascoltare la sua voce, perché egli sarebbe divenuto Suo testimone davanti a tutti i popoli, i sovrani e i figli d’Israele delle cose che aveva visto ed udito. Anania impose le mani sul capo di Paolo e questi subito riacquistò la vista, gli caddero dagli occhi come delle squame, così si legge negli Atti, e fu battezzato nel nome del Signore, pronto ad annunziare a sua volta come missionario la Buona novella (Atti 9, 17-19).
La conversione di Paolo è certamente uno dei più importanti avvenimenti della storia della Chiesa, che gli è debitrice dello slancio con cui annunciò il Vangelo tra i gentili, ossia i pagani, e della prima, fondamentale, riflessione teologica sul significato del messaggio cristiano. E così, la potenza della Grazia divina, fu capace di trasformare il vecchio Saulo, il feroce persecutore della Chiesa nascente, nel nuovo Paolo, l’Apostolo per antonomasia.
Luca T.