Festeggiare Santa Rita da Cascia: un invito a lasciare dietro di noi il soave profumo di Cristo
di Redazione Sito · 25 Maggio 2023
Festeggiare Santa Rita da Cascia: un invito a lasciare dietro di noi il soave profumo di Cristo
Nel pomeriggio di lunedì 22 maggio la nostra chiesa era tutta pervasa dal profumo delle rose che in tanti avevano colto dai loro giardini allo scopo di offrirle alla benedizione del sacerdote nel giorno in cui, come ogni anno, la Chiesa celebra la memoria di una delle sue sante più venerate, Rita da Cascia. Davvero numerosi erano infatti i fedeli presenti alla celebrazione delle diciotto e trenta, alcuni dei quali, appena prima o subito dopo la messa, hanno sostato a lungo in preghiera presso il simulacro della Santa monaca agostiniana presente nella nostra chiesa, omaggiato da mani devote e premurose con un bel vaso colmo di rose dai mille colori. La santa di Cascia, che in vita fu sposa e madre, vedova e monaca, è considerata la santa degli impossibili, perché si ricorre alla sua intercessione nei casi che sembrano disperati.
«Per venerare i santi dobbiamo conoscere la loro vita - ha ricordato don Mauro nella sua omelia - e la vita di Rita è quella di una persona che ha messo in pratica il Vangelo, con estrema semplicità, nell'esistenza di ogni giorno». Santa Rita nacque a Roccaporena (Cascia, in provincia di Perugia) verso il 1380. Al secolo Margherita Lotti, secondo la tradizione era figlia unica e fin dall’adolescenza desiderò consacrarsi a Dio ma, per le insistenze dei genitori, fu data in sposa ad un giovane di buona volontà ma dal carattere violento. Dopo l’assassinio del marito e la morte dei suoi due figli, ebbe molto a soffrire per l’odio dei parenti che, con fortezza cristiana, riuscì a riappacificare. Vedova e sola, ormai in pace con tutti, fu accolta nel monastero agostiniano di Cascia. Visse per quarant’anni nell’umiltà e nella carità, nella preghiera e nella penitenza. Negli ultimi quindici anni della sua vita, portò sulla fronte il segno della sua profonda unione con Gesù crocifisso. Morì il 22 maggio 1457. Invocata come taumaturga di grazie, il suo corpo si venera nel santuario di Cascia, meta di continui pellegrinaggi. Beatificata da papa Urbano VIII nel 1627, venne canonizzata il 24 maggio 1900 da Leone XIII.
Al termine della celebrazione eucaristica, preceduta come di consueto dalla recita del santo rosario, ci si è trasferiti sul sagrato della nostra chiesa, dove, dopo aver recitato assieme la preghiera del Padre nostro, don Mauro ha impartito la benedizione ai tanti mazzi di rose e alle numerose autovetture parcheggiate in piazza, e ovviamente anche ai loro conducenti. Già nella sua omelia il celebrante aveva avuto modo di ricordare che violare il codice della strada da parte del cristiano significa anche violare il quinto comandamento, quello che ci comanda di non uccidere, perché la macchina, come peraltro tutti i mezzi di locomozione, inclusi le biciclette e i monopattini, se usata nel modo sbagliato può a volte trasformarsi in un'arma, che può mettere in grave pericolo la nostra vita e quella del prossimo.
Il rito della benedizione delle rose ricorda invece un episodio particolare della vita di Santa Rita. La Santa, nel gennaio 1457, mentre era malata nella sua cella del monastero di Cascia, chiese ad una cugina di portarle da Roccaporena una rosa della sua terra. La tradizione afferma che Dio esaudì questo desiderio e la parente di Rita poté raccogliere per lei una rosa sbocciata in pieno inverno, tra la neve e il rigore invernale. A questo riguardo, sempre nella sua omelia, don Mauro aveva spiegato che le rose sono fiori fragili e dalla bellezza breve ma che lasciano sempre in noi un bel ricordo della loro fioritura, sottolineando come anche ogni cresimato dovrebbe lasciare dietro di sé il «soave profumo di Cristo», come ricorda a tutti noi San Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi. Certamente un bell'invito e un buon proposito di condotta da seguire nella nostra vita quotidiana, imitando la testimonianza di fede e d'amore offertaci da Rita, la santa degli impossibili.
Luca T.