Anche Pontenure piange suor Rosa Cassinari: qualche ricordo di una missionaria coraggiosa
di Redazione Sito ·
Anche Pontenure piange suor Rosa Cassinari: qualche ricordo di una missionaria coraggiosa
Suor Rosa Cassinari, sorella maggiore di don Giampiero, parroco di Pontenure dal 1998 al 2007, si è spenta martedì 4 luglio a Brescia, dove risiedeva da qualche tempo nella Casa madre del suo Ordine, la Congregazione delle Suore del Sacro Cuore fondate da Santa Teresa Verzeri. Appassionata educatrice, instancabile missionaria, suor Rosa è stata circondata fino all'ultimo dall’affetto e dalla preghiera delle consorelle, e ora vive per sempre nell’abbraccio del Signore che tanto aveva amato, al punto di dedicargli la sua intera esistenza attraverso il servizio generoso ai fratelli, in particolare a quelli più piccoli.
Noi la conoscevamo come suor Rosa, ma il suo vero nome era Maria Adele. Non aveva una grande passione per le date suor Rosa, neanche per quella della sua nascita. Prima figlia di Giuseppe Cassinari e Rosa Malaraggia, era nata a Fogliazza di Gropparello, non lungi dalle sponde del Riglio, l'antico torrente Regio, come avrebbe detto don Giampiero. Anche se i documenti ufficiali attestavano la sua nascita al 9 settembre 1934, ella ripeteva con schiettezza che l’anno era sbagliato, che in realtà era nata in quello successivo, nel 1935, con buona pace delle consorelle!, puntualizzava scherzando.
Anche la vocazione di suor Rosa, come quella del fratello, il nostro indimenticato don Giampiero, il suo marlüss (merluzzo), così lei lo chiamava anche da grande, era germogliata nel vivo di una storia semplice, sotto il cielo delle nostre ridenti colline, all’interno di una famiglia come tante, semplice ma ricca di fede sincera. Due esistenze - quelle di Rosa e Giampiero - che, in modo diverso, sono divenute un dono prezioso per gli altri, testimonianza della molteplicità di doni e di carismi che il Signore non smette di far germogliare nella sua Chiesa.
Una vita spesa da missionaria quella di suor Rosa, fin da quando era una giovane suora e non aveva ancora attraversato quel “fatale” braccio di mare che separa l’Italia dall’Albania. Troppe per essere citate le sue assegnazioni, dopo la professione religiosa emessa nel 1960. Citiamo l’esperienza a Bologna come educatrice, poi a Portogruaro come insegnante in una scuola materna, quindi nel profondo meridione d’Italia, a Cosenza, indi nel Milanese, ad Arluno, dove oltre che insegnante fu anche catechista, e poi ancora a Cavalese, in provincia di Trento, a Carpenedolo, nel Bresciano, prima della partenza per l’amata terra albanese, che ella considerava la sua terra prediletta, alla quale tanto ha donato, dove sarebbe rimasta per 25 lunghi anni.
Suor Rosa non era tipo da aver bisogno di tante domande, specialmente se l’argomento era l’Albania. Era un fiume in piena quando iniziava a raccontare di quel popolo così amato, eppure così segnato dalle tragedie della storia, dalla dittatura e dalla povertà. Arrivata nel paese balcanico nel 1996, aveva vissuto in prima persona quel triste periodo in cui le navi stracolme di disperati partivano per l’Italia, asciugando le lacrime di tante persone e rimboccandosi le maniche. Parlava spesso delle baracche dove aveva inizialmente sede il suo asilo, divenuto poi una struttura bella e funzionale per più di cento bambini, della nuova chiesa parrocchiale della sua Shengjin, inaugurata nel 2017 grazie all’impegno generoso di tanti e in particolare della Diocesi di Bergamo, dei suoi bimbi che tanto amava e che seguiva anche da adulti, dell'orto e dei fiori che amava coltivare e che erano la sua segreta delizia.
Grande era comunque il legame con la terra natale e la sua gente, e ogni anno non mancava mai di tornare a visitare, con quella gioia che è propria della fede vissuta, parenti e amici delle nostre zone. Davvero tante erano le persone che volentieri le spalancavano le porte delle loro case, pronte a gustarsi spassosi aneddoti e racconti che spesso lasciavano sbalorditi, a individuare il suo volto sorridente circondato da un nugolo di bambini, chiedendo magari in cambio solo una preghiera. Come il fratello don Giampiero, suor Rosa in tutti gli accadimenti, nei fatti grandi della storia e piccoli della vita, amava riconoscere l’agire misterioso ma provvido della Provvidenza, che con lei sembrava non mancare mai all’appuntamento: nessun ostacolo sembrava resisterle, tutto e tutti sapeva vincere con l'amore e con il sorriso, la sua arma segreta. Non tollerava le ingiustizie e amava senza riserve, tutti, cristiani, atei, musulmani. «Il cuore cristiano ama sempre tutti, perchè in tutti c'è la parte buona che si deve scoprire», la sua "ricetta".
Anche noi Pontenuresi in poco tempo avevamo imparato a conoscere bene questa suora dal carattere forte e dolce ad un tempo, una religiosa dalle mani operose, dalla fede tenace e dalla dedizione instancabile, contribuendo a sostenere – sia a livello comunitario (in occasione delle grandi feste dedicate al patrono) che privatamente – la sua opera missionaria in terra albanese, un legame che mai si era interrotto in questi lunghi anni, tenuto vivo anche dalla nostra rivista “La Torre”, cui affidava fino a qualche anno fa lettere e saluti. Il suo volto sorridente, la sua risata cordiale, gli occhi vispi, la battuta pronta, le mente vivace, erano tratti ben noti a Pontenure e anche a Valconasso, dove – ne siamo certi - la memoria di suor Rosa resterà viva e feconda, come un lievito, nel cuore di tanti amici.
Così scriveva suor Rosa in un suo messaggio di qualche tempo fa: «Quanti santi! Quanti fari! Quante stelle! Non diciamo che non abbiamo campioni da imitare. Ce ne sono per qualsiasi età. Non facciamo finta di non vederli ma osserviamoli come osserviamo e vorremmo imitare certi campioni!». Ora anche noi abbiamo certamente un esempio in più a cui volgere il nostro sguardo e al cielo che tutti sovrasta sale così una silenziosa preghiera che nasce dalla profondità dal cuore, affinché la Beata Vergine accolga la nostra cara suora, insieme al suo adorato fratello, sotto il suo manto trapunto di stelle, in un eterno abbraccio di amore e misericordia infinita.
Suor Rosa riposa ora nel piccolo cimitero di Gusano insieme al babbo Giuseppe, accanto al suo caro e dolce Giampiero, il suo marlüss, cui aveva dedicato un libro scritto a quattro mani assieme ad una consorella, suor Gianna, e alla mamma Rosa, che l'hanno preceduta nella Gerusalemme del cielo.
Luca