Le sedici “fanatiche” di Compiègne: l’amore di Cristo che tutto può e tutto vince
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Le sedici “fanatiche” di Compiègne: l’amore di Cristo che tutto può e tutto vince
"Veni, creátor Spíritus, mentes tuòrum vísita..."
E proprio in questo giorno visitò le menti delle sue spose lo Spirito Santo, di quelle sue monache del Carmelo di Compiègne che donarono tutta la loro vita a Cristo fino all'estremo sacrificio. Ricorre infatti quest'oggi, lunedì 17 luglio, la memoria liturgica delle sedici monache carmelitane francesi (fra cui una novizia, tre converse e due suore esterne), condannate a morte e ghigliottinate durante la Rivoluzione francese il 17 luglio 1794.
I rivoluzionari, dopo aver occupato il loro monastero, tentarono, con ogni mezzo coercitivo, di imporre alle suore della comunità la loro "liberazione", ossia il ritorno presso le famiglie di appartenenza e alla condizione laicale. Di fronte allo sdegnoso diniego delle consorelle, venne loro imposto di abbandonare il monastero, in virtù di una legge del governo rivoluzionario che permetteva la confisca di tutte le proprietà e dei beni ecclesiastici. Le malcapitate affittarono quattro stanze nel medesimo quartiere, per continuare il loro apostolato.
Dopo qualche mese le monache furono arrestate, distrutti e profanati i loro oggetti sacri, incarcerate e sottoposte, in poche ore a un processo farsa, con l'accusa di fanatismo. Suor Enrichetta, a nome di tutte, ringraziò il pubblico accusatore, il feroce Fouquier-Tinville; poi rivolta alle consorelle disse: «Avete udito che ci condannano per l’affetto che portiamo alla nostra santa Religione. Siano rese grazie a Colui che ci ha precedute sulla via della Croce! Che felicità e che consolazione poter morire per il nostro Signore Gesù!».
Al tramonto della stessa giornata furono avviate al patibolo, dove era in azione senza sosta la ghigliottina. Caricate su due carrette, in mezzo alla folla che si assiepava ai margini della via, lungo il loro ultimo viaggio, cantarono Compieta come in monastero, al tramonto di ogni giornata. Intonarono poi il canto del Veni Creator Spiritus, rinnovando a voce alta le promesse in ginocchio davanti alla madre priora. Morirono con naturalezza, una dopo l’altra, andando incontro allo Sposo. La priora aveva una statuetta di terracotta della Madonna nel cavo della mano, e stette a fianco al patibolo quando, una dopo l’altra, le sue consorelle venivano ghigliottinate. Quando venne il suo turno, diede la statuetta a un passante, e questa è stata conservata, è ancora oggi nel monastero di Compiégne.
La prima a morire fu la giovane novizia; si inginocchiò davanti alla Priora, le chiese la benedizione e il permesso di morire, baciò la statuina della Vergine e salì i gradini del patibolo «contenta – dissero i testimoni – come se andasse a una festa» e, mentre saliva intonò il salmo Laudate Dominum omnes gentes, ripreso dalle altre che una alla volta la seguirono con la stessa pace e la stessa gioia, anche se bisognò aiutare a salire le più anziane. «Il colpo della basculla, il rumore secco del taglio, il suono sordo della testa che cade... Non un grido, niente applausi o grida scomposte (come invece abitualmente accadeva). Anche i tamburi sono muti. Su questa piazza, ammorbata dall'odore del sangue fetido, corrotto dal calore estivo, un silenzio solenne scese su chi assisteva, e forse la preghiera della Carmelitane aveva già loro toccato il cuore» (E. Renault).
Le monache di Compiègne furono gettate in una fossa comune con i corpi di altre 1298 persone uccise dalla rivoluzione in nome della libertà e della ragione. Si saprà poi che quel giorno, tra coloro che assistevano, più di una ragazza promise a Dio, nel suo cuore, di prendere il loro posto. «Noi siamo le vittime del secolo» aveva detto una di loro con umile fierezza: vittime di una «ragione illuminata» che senza il sostegno della fede era divenuta sempre più oscura e feroce. Il santo papa Pio X le beatificò nel 1906.
L'esempio di queste sedici martiri è, tanto per la società del tempo, quanto e forse ancora di più per la nostra, illuminante e di primaria importanza nel ricordarci la mitezza dell'amore, la fortezza della fedeltà, la bellezza della santità, come ricordò all'Angelus del 24 settembre 1978 papa Giovanni Paolo I: «Restata per ultima, Madre Teresa di Sant'Agostino (la Priora) pronunciò queste ultime parole: "L'amore sarà sempre vittorioso; l'amore può tutto!". [...]. Chiediamo al Signore una nuova ondata d'amore per il prossimo sommerso in questo povero mondo».
Luciano Casolini
Di seguito un bel film del 1960, I dialoghi delle carmelitane, di cui consigliamo la visione (che si può vedere integralmente nel seguente video di YouTube), per chi desiderasse conoscere meglio la storia delle martiri di Compiegne e approfondire questa testimonianza di fede e di amore.